Cronaca
Morte Provenzano, questore vieta funerali in Chiesa
MILANO - Il questore di Palermo Guido Longo ha decretato il divieto di celebrare in chiesa i funerali del boss di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, deceduto nella mattinata di oggi, mercoledì 13 luglio. I familiari potranno accompagnare la salma in forma privata presso il cimitero di Corleone, senza tuttavia la cerimonia pubblica, già vietata in casi analoghi. [MORE]
Provenzano era in carcere dall’11 aprile 2006 a seguito di una cattura dopo una latitanza di ben 43 anni. Lo storico braccio destro di Totò Riina era detenuto al regime di 41 bis nell’ospedale San Paolo di Milano. Malato da tempo, aveva subito nel corso degli ultimi mesi un notevole peggioramento delle proprie condizioni di salute. A seguito di tali difficoltà, il legale di Provenzano, Rosalba Di Gregorio, aveva richiesto a più riprese la revoca del 41 bis per le incompatibilità legate alle complicazioni cliniche.
Morto 4 anni fa. «Provenzano per me è morto 4 anni fa» ha dichiarato la Di Gregorio, poichè «non in grado di intendere e volere e di parlare da tempo». Le diverse istanze del legale, dalla revoca del regime del carcere duro alla sospensione condizionale della pena erano state tutte respinte.
41 bis e polemiche. Alle mancate concessioni a vantaggio di Provenzano, non sono mancate le polemiche. In un post sulla propria pagina Facebook, il sostituto procuratore generale Nino Gozzo, ha commentato così la vicenda: «In questo momento mi sento pure di dire che lo Stato italiano avrebbe potuto, in questi ultimi anni, marcare la propria differenza. … Si è voluto applicare il 41 bis ad un uomo già morto cerebralmente da tempo».
Tuttavia, secondo Roberto Piscitello, direttore generale dei detenuti e del trattamento del ministero della Giustizia, ha posto l’accento sulla incondizionata concessione della assistenza medica necessaria, nonostante il regime del carcere duro. «I sanitari dell’ospedale di Milano, d’accordo con il DAP, hanno avvertito immediatamente i familiari che sono arrivati e hanno potuto usufruire di un incontro con il loro congiunto».
Chi era “Binnu u tratturi”. Considerato “il ragioniere di Cosa Nostra” per il suo cambio di rotta rispetto alla strategia spregiudicata di Riina, Provenzano spinse verso un cambio di rotta fondato su un attendismo di convenienza, così come riscontrato in alcune indagini tuttora aperte. In una di queste, il generale dei Ros, Mario Mori, fu prima coinvolto e poi assolto assieme a Giuseppe De Donno.
15 gennaio 1993. La svolta nell’ascesa a capo dei capi è la fatidica data di quel gennaio 1993. A seguito infatti dell’arresto di Totò Riina, Provenzano ebbe il controllo e la gestione di Cosa Nostra, inaugurando di fatto una nuova fase del tutto diversa rispetto a quella del suo predecessore.
Notizia “internazionale”. La notizia della morte in mattinata del boss, aveva suscitato le attenzioni della stampa nazionale ed estera. Questo a cominciare dalle agenzie di stampa sino a servizi di approfondimento televisivo. Tra gli organi di rilievo da citare le fonti Reuters, El Pais, Le Figaro, The Guardian e Mirror.
[foto da: infooggi.it]
Cosimo Cataleta