Cronaca

Morta Angela Casella, mamma coraggio: aveva sfidato 'ndrangheta per suo figlio

PAVIA, 10 Dicembre 2011 - Ricordate quella donna che nel 1989 fece un tour nella Locride incatenandosi in tutte le piazze per sollecitare la liberazione del figlio Cesare rapito dalla 'ndrangheta? Nessuno l'ha mai dimenticata per il coraggio che aveva messo nel cercare di raggiungere il suo scopo, per la sua forza nella battaglia alla malavita, per i suoi discorsi anti omertà, per convincere la gente a uscire allo scoperto e a denunciare chi li teneva in scacco.[MORE] Le sue parole non sono rimaste inascoltate e, nonostante le difficoltà delle terra calabrese, qualcuno le ha seguite e ha aiutato le forze dell'ordine a smascherare diverse associazioni a delinquere. Angela Montagna in Casella, però, era malata da tempo ed è spirata nella notte all'età di 65 anni. I funerali si svolgeranno lunedì 12 dicembre alle ore 11:00 nella chiesa della Sacra Famiglia a Pavia.

Il rapimento di Cesare, che all'epoca aveva 19 anni, avvenne la sera del 18 gennaio nelle vicinanze di casa sua, a Pavia. Nell'agosto dello stesso anno la famiglia pagò un miliardo di lire per il riscatto, ma il ragazzo non venne rilasciato. A quel punto Angela decise di esporsi: dopo l'ennesimo rilancio della banda che teneva in ostaggio il Casella, visitò i paesi della Locride (tra i quali San Luca, Platì, Ciminà). Il suo intento, oltre a ottenere la liberazione del figlio, era quello di sollecitare un intervento più energico dello Stato che non faceva abbastanza nella lotta alla malavita e a risvegliare le coscienze della popolazione calabrese. Il suo gesto però non provocò l'immediata liberazione del ragazzo: trascorreranno altri mesi e sarà necessario un lunghissimo braccio di ferro tra la famiglia Casella (che avevano subito il blocco dei beni) e i rapitori per arrivare alla liberazione di Cesare il 30 gennaio del 1990 dopo più di due anni di sequestro.

A quel punto il ragazzo divenne famoso, partecipò a diverse trasmissioni televisive, fece un libro e riuscì a far conoscere a tutta Italia cosa fosse l'anonima calabrese, che guidava l'industria dei sequestri negli anni '70-'80. Fu a quel punto, poichè non riuscirono a ottenere i miliardi richiesti, che l'associazione cessò lentamente i rapimenti.

Addio Mamma Coraggio che hai combattuto con tanta forza contro questo male. Chissà se in futuro riusciranno a debellarlo del tutto e a darti una soddisfazione...

Stefano Villa