Societa'

"Morire è un evento formidabile. Non abbandonatemi". L'ultimo saluto di Paolo Villaggio

GENOVA, 4 LUGLIO - La sua ultima intervista l'ha rilasciata alla produzione del film “La voce di Fantozzi”, prodotto da Daniele Liburdi e Massimo Mescia e diretto da Mario Sesti. Paolo Villaggio parla della morte e della vita, della risata e del pianto, di quell'ossimoro costante che è l'esistenza umana. Un ossimoro che forse nessuno meglio di lui è riuscito a comunicarci. [MORE]

Parla prima di tutto delle sue paure. Della paura di “fingere di essere più intelligente di quello che sei”, della paura “di finire la vita, man mano che ti avvicini al Grande Evento”. Il Grande Evento, l'evento formidabile della morte, che Paolo dichiarava di temere e di esserne affascinato al contempo.

Quella stessa morte che va a braccetto con ciò che Paolo ha sempre saputo far meglio di tutti: far ridere. “Far ridere è una macchina infernale. Perchè il giorno in cui ti rendi conto di non far più ridere perchè hai i capelli bianchi, perchè hai la pancia, ti viene una grande paura di morire”. “Io facevo ridere, ma era un camuffamento. Fingi di far ridere ma racconti qualcosa di tragico, per questo dissi al mio editore che il libro di Fantozzi si doveva chiamare tragico”.

Ma era davvero così tragico quel mondo fantozziano? “Era peggio. Ci sono cose che non sono riuscito a raccontare. Quando arrivarono le pareti componibili succedeva che un grande dirigente si facesse spostare la propria a danno di quella successiva. Io lavoravo proprio al reparto servizi: dopo le vacanze estive c'era sempre qualche alto funzionario che mi chiamava per lamentarsi del fatto che la sua stanza era diventata più piccola. Anche di 15 centimetri”.

Villaggio è stato un grande tra i grandi, ma tra tutti un ricordo speciale è dedicato a Fellini: “È quello che mi ha capito più di tutti. Sapeva benissimo quanto potessi essere tragico oltre che comico. Sul set de La voce della luna a volte mi diceva di non cercare di far ridere, mentre quando giravamo i caroselli mi diceva il contrario”.

Infine uno sguardo alla telecamera della produzione. Uno sguardo malinconico che è la sintesi perfetta del suo ultimo messaggio: “Non lasciatemi solo, non abbandonatemi, non ve ne andate”!

Claudio Canzone

Fote foto: vicotime.it