Chiesa e Società

Mons. Vincenzo Bertolone "La storia che non si può cancellare"

Riflessione domenicale del presidente della Cec, Mona. Vincenzo Bertolone " La storia che non si può cancellare

CATANZARO 14 GIU  - La Storia non è magistra di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve a farla più vera e più giusta».

Con la potenza dei suoi versi, Eugenio Montale fissa nel tempo l’immagine di una umanità che ripete con caparbietà gli stessi errori, moltiplica con pervicacia i soliti crimini, perdura in un autolesionismo che nessuna civiltà riesce a bloccare. Così avviene che, tra fatti e misfatti anche alquanto gravi e certo più determinanti per le sorti del mondo, da qualche giorno sia ripresa in diverse città un’accesa campagna contro il passato. A Londra, per dire, una statua di Winston Churchill è stata imbrattata con scritte che lo accusano di razzismo. Vero: lo statista inglese, ai suoi tempi, definiva bestie gli indiani e sosteneva che gli espropri a danno dei nativi americani e degli aborigeni australiani fossero giustificati dalla necessità del trionfo della razza bianca. Eppure, è la stessa persona che consentì al mondo di sottrarsi al dominio della dittatura nazifascista e di un führer tedesco che, se avesse vinto la seconda guerra mondiale, avrebbe come minimo ridotto in schiavitù gran parte di coloro i quali, proprio grazie a Churchill, sono oggi liberi di inveire contro di lui.

Da questa constatazione si ricava come dinanzi all’assenza di una memoria condivisa la rabbia iconoclasta venga proposta come soluzione  idonea. Certo, l’iconoclastia è una costante nei secoli, ma proprio la Storia, purché la si legga  bene, dimostra che essa è una falsa risposta. Del resto, se questo modo di procedere dovesse diventar regola in nome della coerenza della virtù, le conseguenze sarebbero devastanti, anzitutto nella sfera culturale. Ad esempio, Richard Wagner era un antisemita convinto, e come lui disprezzavano gli ebrei Kant, Fichte, Hegel e Nietzsche. Kant riteneva che i bianchi fossero la razza perfetta. Per Aristotele l’uomo era superiore alla donna, mentre gli italiani dovrebbero liberarsi delle statue di condottieri e imperatori romani, quasi tutti autori di genocidi, e versare cospicui indennizzi ai discendenti dei popoli sottomessi dai loro antenati. Insomma ci si ritroverebbe a vivere tagliando i ponti col passato, a tenere in sospetto la tradizione, a rinnegare gli antenati disconoscendo il debito di gratitudine nei loro riguardi.

Meglio far finta di niente, allora, e tacere su crimini ed errori di ieri? No, ma se un aspetto positivo c’è  nell’iconoclastia odierna, è lo stimolo che se ne ricava: il passato va costantemente riletto, studiato, approfondito, non per revisionismo, ma per una sua puntuale verifica alla luce del presente ed in funzione del futuro, per scongiurare che si ripeta la storia di sempre, di cui scriveva Gogol: «Negli annali universali dell'umanità vi sono molti secoli, che, si direbbe, andrebbero cancellati e annullati, come superflui. Tutto appare chiaro alla generazione che passa, e si meraviglia degli errori dei suoi antenati. Ma ride la generazione che passa, e sicura di sé, orgogliosa, dà inizio a una nuova serie di errori, sui quali a loro volta rideranno i posteri».

                                                                                                         + Vincenzo Bertolone