Mons. Vincenzo Bertolone. Il fascino perduto della politica e il mondo dei giovani
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La riflessione domenicale del presidente della cec, mons. Vincenzo bertolone. Il fascino perduto della politica e il mondo dei giovani
CATANZARO, 17 DICEMBRE - Pensare a don Lorenzo Milani ed ai suoi insegnamenti è inevitabile, leggendo l’ultima inchiesta condotta da L’Espresso sul rapporto tra politica e giovani che, in occasione delle prossime elezioni, compiranno i 18 anni o comunque andranno a votare per la prima volta. Si tratta dei nati nel 2000, o giù di lì. Per i sociologi, essi sono la generazione Z, cioè quanti hanno visto la luce tra il 1995 e gli inizi di questo millennio, contraddistinti - nel bene e nel male - dallo stretto legame con il mondo di Internet, frequentato sin da bambini. [MORE]
Secondo il settimanale, che ne fotografa orientamenti e possibili scelte. Fatta eccezione per una minoranza tra essi che ancora resiste e non sfugge al fascino degli ideali politici, sebbene fortemente modificati dal prevalere di influenze consumistiche, i Centennials si caratterizzano politicamente per un sentimento comune: la diffidenza. Per loro, in genere, la politica è qualcosa di sbagliato, a volte pericoloso, comunque e sempre inutile. Sinistra e Destra vengono concepite come scatole vuote, richiami di un tempo lontano senza più senso né valore. Su tutto, poi, regna il distacco: essi non conoscono le Istituzioni e i loro rappresentanti, né ne riconoscono ruolo e autorità. Ci si informa solo sulla rete, si legge poco o niente ed anche la televisione, ormai, pare relegata a strumento di mero intrattenimento.
Insomma, il voto - pure quello che arriverà con la primavera - non è più il momento del debutto sul palcoscenico della vita politica e sociale come vuole la democrazia. E tra scetticismo e disillusione, in gran parte trasmessi dai genitori, i giovani sembrano propendere, più che per l’antipolitica, per cammini di vita senza politica, da utilizzare al massimo, come scorciatoia per trasformare il disinteresse in affari. Comunque la si pensi, la prospettiva è inquietante per il futuro dell’Italia e il destino della stessa democrazia. Perché se è vero che è ormai invalsa l’assuefazione alla politica di oggi più che altro scontro violento, personale, offensivo, accumulo di disprezzo verbale e rifiuto di un civile dialogo, è altrettanto vero che da ciò non si uscirà se non si torneranno a coltivare l’onestà, il rigore, la preparazione, la cultura, la serietà, la giustizia, la trasparenza e la coerenza.
La politica non è un male. Per dirla con Giorgio La Pira, è invece «un impegno di santità e umanità che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta intessuta di preghiera e meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità». Un cambiamento radicale, insomma, di cui non possono essere protagonisti che i giovani, perché solo essi possono imboccare la via necessaria e remunerativa dello studio, della conoscenza e della riflessione, l’unica che porta all’orizzonte infinito della verità. Vale allora più che mai l’invito di Papa Francesco: «Cari giovani, abbiate sempre gli occhi rivolti al futuro. Siate terreno fertile in cammino con l’umanità, siate rinnovamento nella cultura, nella società e nella Chiesa: ci vuole coraggio, umiltà e ascolto per dare espressione al rinnovamento».
+ Vincenzo Bertolone