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MESSINA, 13 GIUGNO 2014 - Questi mondiali brasiliani 2014 rappresentano, al peggio, la società moderna. La spettacolarizzazione di un evento sportivo in spregio alla crisi globale, nel tentativo di distrarre popolazione dal salasso economico attualmente in atto. Poco importa se la disoccupazione è giunta a livelli drammatici, indifferente se la domenica faremo a meno della carne quale portata principale: oggi si parla esclusivamente dell'autogol di Marcelo e del discutibile arbitraggio. Non dovremmo sentirci amareggiati se quest'estate non riusciremo a portare i nostri figli al mare; basta che la Nazionale italiana si qualifichi alla fase finale.[MORE]
Non si tratta di barzellette, semmai di paradossi ai quali dovremmo uniformarci per non deludere la società consumistica. Le proteste e gli scontri avvenuti fuori dagli stadi brasiliani saranno condannati dai governi mondiali senza mezzi termini: nessuno si azzardi a distrarre l'attenzione del telespettatore dalla partita. E se proprio abbiamo voglia di rischiare, facciamolo con il calcioscommesse: quantomeno lo Stato avrà la sua percentuale.
Corriamo quindi a rinnovare gli abbonamenti alla pay tv e apriamo un conto gioco presso la più vicina agenzia di scommesse, compriamo bandiere tricolori e se dovessimo giungere ai quarti di finale: tutti in piazza a festeggiare la fame. A questo punto ci mancherebbe solo il tavolinetto apparecchiato davanti al televisore, il vestaglione di flanella, gli spaghetti in cottura, il birrone gelato e il rutto libero. Forse la Rete un giorno riuscirà nell'ardua imprese di scuotere la popolazione mondiale dall'assuefazione mediatica imposta; nell'attesa non ci resta che prendere atto del coma profondo nel quale sembra scivolato il nostro intelletto.
Fabrizio Vinci [email protected]