Estero

Mogadiscio-Kabul, la lunga strada della (mala)cooperazione

PROVINCIA DELL'HELMAND (AFGHANISTAN), 14 LUGLIO 2013 - «Alle rispettabili popolazioni di Helmand. I soldati dell'ISAF e dell'Esercito Nazionale Afghano (ANA) non distruggeranno i campi di papavero. Loro sanno che molta gente dell'Afghanistan non ha scelta nella coltivazione del papavero. L'Isaf e l'Ana non desiderano impedire alla gente di guadagnarsi i mezzi per il loro sostentamento».
Aprile 2007, due stazioni radio della provincia di Helmand, Afghanistan meridionale, trasmettono questo messaggio. A commissionarlo non uno dei tanti signori della droga locali ma l'esercito britannico.[MORE]

La vicenda fece infuriare qualche ufficiale afghano per un po', venne bollata come “sfortunato incidente” e tutto si chiuse lì, come se niente fosse. E dire che il contingente occidentale ci aveva anche provato a far cambiare coltura agli agricoltori afghani che, pur non avendo assimilato dopo 12 anni di invasione il senso occidentale della “democrazia”, gli affari li sanno fare benissimo. Si era tentato, infatti, di sostituire i campi di oppio da dove arriva tra l'80 ed il 90% dell'eroina che circola sui tavoli dei locali e nelle feste private del mondo intero con coltivazioni di grano e riso ma, come riportava lo scorso aprile Rod Nordland sul New York Times, gli agricoltori ricavavano 43 centesimi dal grano, 1,25 dollari dal riso e 203 dollari al chilo dall'eroina. Con profitti da massimizzare per sfamare le famiglie la scelta è scontata, anche alla luce del forte indebitamento verso i signori della droga i quali, venute meno le colture e sfumati gli affari monetari in seguito all'”edittodel Mullah Omar, hanno dato vita a fenomeni di debt marriage, costringendo gli agricoltori a sanare i debiti prendendosi le figlie degli agricoltori per sposarle o renderle schiave.


["Opium Brides", di Najibullah Quraishi, giornalista e presentatore afghano, per la trasmissione “Frontline” della Pbs (Usa).

Questo significa anche un'altra cosa. L'incremento della produzione di oppio registrato con l'intervento occidentale, non solo rifornisce gli eroinomani di tutto il globo - provocando, solo nel 2009, oltre 10.000 morti nei paesi Nato, un numero cinque volte maggiore al totale delle truppe Nato decedute in Afghanistan fino al 2012 – ma ha dato origine ad una generazione di bambini resi dipendenti dal traffico interno che, come racconta Ramita Navai nel documentario che segue, spesso trovano i soldi per la droga prostituendosi.


["Afghan's child drug addicts", di Ramita Navai per “Unreported World”, Channel 4 (Uk)]

No fly drug. In quel messaggio radiofonico i militari britannici – insieme ai loro colleghi canadesi – avevano nascosto anche un altro interesse. Nel 2010 appartenenti ad entrambi i contingenti vengono accusati di trasportare eroina in Europa, sfruttando l'assenza di controlli sui voli militari, dalla base Nato di Camp Bastion, nell'Helmand e Kandahar (zona meridionale dell'Afghanistan) all'aeroporto militare di Brize Norton, Oxfordshire, sud-est dell'Inghilterra. Il caso fu bollato, naturalmente, come l'azione di singoli militari, anche se le cronache parlano di esportazioni a bordo di cargo militari statunitensi diretti alla base di Ganci (Kirghizistan) e di Inchirlik (Turchia) o, come ha spesso scritto la giornalista afghana Nushin Arbabzadah sul quotidiano britannico The Guardian, della pratica di “imbottire” le bare aviotrasportate dei militari morti con l'eroina

Non di “mele marce” ma di “appuntamento col destino” si dovrebbe parlare invece per quanto avvenuto il 27 marzo 2008, quando elicotteri affittati dalla Nato lanciarono casse di kalashnikov, lanciarazzi e munizioni nel distretto di Arghandab, provincia meridionale di Zabul, all'epoca sotto il controllo dei taleban. Un'errore – come venne definito dalle forze della coalizione - con una precisione degna di una bomba intelligente dato che, proprio sul luogo della consegna il mullah Muhammad Alam aveva predisposto delle adeguate misure di sicurezza. 

Inoltre, nel 2010, la radiotelevisione tedesca Norddeutsche Rundfunk mandò in onda un servizio sulla “Ecolog”, multinazionale con sede a Düsseldorf sotto contratto con la Nato per la fornitura di assistenza logistica. Piccolo problema: le indagini sviluppate dalla stessa Nato e dal ministro della Difesa tedesco portarono a definire come la società appartenesse al clan albanese-macedone dei Destani, il cui “pedigree criminale” era noto fin dal 2002 – cioè otto anni prima del servizio giornalistico tedesco – ma che non ha impedito alla Nato di utilizzarne i servigi. Forse perché uno dei collegamenti più importanti del gruppo è quello con l'Esercito di Liberazione del Kosovo (Uçk), il cui sostegno da parte dell'Occidente durante la guerra del Kosovo nonostante il suo nome comparisse nella lista dei gruppi terroristici del Dipartimento di Stato statunitense ed accusato di traffico di armi, droga e organi è ormai un fatto storico. Nel 1994, inoltre, Nazif Destani – reggente del clan all'epoca del servizio – venne condannato a Monaco di Baviera per possesso illegale di armi e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La società negò ogni addebito, chiedendo ed ottenendo dalla magistratura che l'emittente non sollevasse ulteriori sospetti. Il dubbio tra un eccesso di libertà di espressione (dell'emittente) o un intervento al di sopra della magistratura però rimane.

Il controllo della droga, quello del tragitto del gas dal Mar Caspio verso il Pakistan attraverso il gasdotto tra Herat e Kandahar avviato nel 1996 e che oltre ad un diretto interesse di Hamid Karzai aggiungeva quelli dell'allora vicepresidente statunitense Dick Cheney (per la Halliburton) e di Condoleeza Rice, all'epoca Consigliere per la sicurezza nazionale (per la Chevron, di cui fino al 2001 era consigliera di amministrazione) ed il ruolo geostrategico esercitato dalla presenza militare statunitense in Afghanistan. Eccolo il vero volto della “missione di pace internazionale”.


[Farenheit 9/11 (versione italiana) di Michael Moore]

Eccole le reali motivazioni della cooperazione occidentale con l'Afghanistan. Una “cooperazione” - in senso ampio - fatta anche di traffici internazionali e di omicidi, di cui abbiamo già parlato (il caso Congiu) e di cui parleremo attraverso lo strano assassinio di Iendi Iannelli e Stefano Siringo (stay tuned) e che riporta alla mente quell'altra “malacooperazione”: la Somalia dei primi anni Novanta, della guerra civile, dei rifiuti tossici e dell'omicidio di chi, come Ilaria Alpi, ha provato ad indagare sulla sparizione del denaro della cooperazione.

Una malacooperazione, quella afghana (oltre 290 i miliardi di aiuti forniti da governi e ong) che nel 2011 entra anche nel Parlamento italiano, grazie ad un'interrogazione parlamentare dell'allora capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Difesa Augusto Di Stanislao:

«Tra le mani dei “signori della guerra” afghani passano i miliardi di dollari che l'Occidente riversa da dieci anni a questa parte nel Paese per la cosiddetta ricostruzione. In realtà, secondo l'organizzazione Rawa (Associazione delle donne afghane rivoluzionarie), si tratta di vere e proprie mafie, quella gestita dalle organizzazioni non governative afghane ed internazionali, paragonabile alla mafia del traffico di droga, con cui si arricchiscono anche i contingenti stranieri, e quella dei latifondi, che vede capi clan afferenti a uno dei gruppi di potere impadronirsi di ettari e ettari di terra per poi sfruttarli con speculazioni di edilizia privata; tra il quaranta e il sessanta per cento dei fondi torna in tasca ai Paesi donatori, tra stipendi e profitto d'impresa. Un'altra percentuale è intascata dal ministro a cui viene affidato il progetto di ricostruzione. Il tessuto istituzionale afghano, dalle sue più alte cariche giù fino all'ultimo dei dipendenti, è corrotto: l'Afghanistan è diventato, dopo l'occupazione occidentale, il secondo Paese più corrotto al mondo dopo la Somalia».

Solo un caso? 

 

[7- Continua domani]

Già pubblicati: 
[1- Afghanistan, l'editto anti-oppio e lo "strano" tempismo di una guerra che non finirà, 8 luglio]
[2- Il Signor Smith svela la "Missione oppio". Intervista a Giorgia Pietropaoli, 9 luglio]
[3- L'oppio afghano finanzia le campagne elettorali (statunitensi)?, 10 luglio]
[4- BigPharma: il grande elettore tra Obama e Bush, 11 luglio]
[5- Afghanistan, 52 macchie di sangue sulla bandiera italiana. Più una, 12 luglio]
[6- Afghanistan, Cristiano Congiu è morto davvero per criminalità comune?, 13 luglio]

 

(foto: www.ilcaffegeopolitico.net)
Andrea Intonti [http://senorbabylon.blogspot.it/]