Mirafiori: Luciano Muhlbauer, Marchionne vince, ma non convince "SCIOPERO 28 GENNAIO"
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MIRAFIORI: MARCHIONNE VINCE, MA NON CONVINCE IL SÌ PREVALE DI MISURA (54%) GRAZIE AL VOTO IMPIEGATI ORA INTENSIFICARE SFORZI PER SCIOPERO 28 GENNAIO
TORINO, 15 GENN. 2011 - Marchionne ha vinto, ma non ha stravinto e tanto meno convinto. Niente plebiscito, niente trionfi. Nonostante il referendum fosse un ricatto bello e buono (o fai come dico io oppure ti chiudo la fabbrica), nonostante il tifo per il sì di governo, mezza opposizione e buona parte del sistema mediatico e, infine, nonostante una partecipazione al voto massiccia, di oltre il 94% degli aventi diritto, il sì ha prevalso soltanto di misura, cioè con uno striminzito 54%, e grazie all’apporto determinante del voto degli impiegati.[MORE]
Infatti, quel 54% andrebbe depurato dal voto degli impiegati, il cui seggio ha visto un’affermazione bulgara dei sì (421 sì, 20 no), anche in considerazione del fatto che a Mirafiori gli impiegati sono toccati soltanto marginalmente dalle “innovazioni” di Marchionne e, soprattutto, che svolgono spesso mansioni di capi.
Ebbene, senza quel plebiscito nel seggio degli impiegati, il sì non ce l’avrebbe fatta, come dimostrano i numeri: hanno votato 5.119 lavoratori (il 94,2% degli aventi diritto), i sì sono stati 2.735 (54,05%), i no 2.325 (45,95%) e le schede bianche e nulle 59.
In particolare, il no ha vinto in tutti i quattro seggi del reparto montaggio (complessivamente 1.576 no e 1.382 sì) e in uno dei due seggi del reparto lastratura. In altre parole, il voto negativo è stato più forte proprio laddove l’intensità del lavoro è maggiore e dove l’accordo incide maggiormente sulle condizioni di lavoro.
Insomma, sette mesi dopo il primo referendum-ricatto di Pomigliano, quando i sì prevalsero con il 62%, anche in quel caso con il contributo decisivo del seggio di impiegati e capi, l’offensiva degli amerikani Marchionne ed Elkann sembra perdere vigore persuasivo, mentre continua invece in piedi la resistenza di quella Fiom -e dei sindacati di base presenti nel gruppo Fiat-, data per spacciata già tante volte, derisa dai “modernizzatori” del Pd, attaccata e insultata dai Sacconi e dai Bonanni e messa sul banco degli accusati persino nella stessa Cgil.
Con questo non vogliamo ovviamente cantare vittoria, che sarebbe una sciocchezza da apprendisti stregoni. La crisi picchia duro, la precarietà, la cassa integrazione e la disoccupazione sono in agguato dappertutto e il fronte di quelli che pensano che questo sia il momento per poter osare il tutto e subito, cioè la cancellazione dei diritti e delle libertà dei lavoratori e delle lavoratrici, è ampio, potente e trasversale.
Ma guardare alla realtà per quella che è, prendere atto che delle volte dire di no ai ricatti non è solo necessario e giusto, ma anche e soprattutto possibile, è un esercizio di sano realismo, che deve animarci a moltiplicare i nostri sforzi per generalizzare lo sciopero dei metalmeccanici del 28 gennaio.
Infatti, quella di Mirafiori è stata una battaglia fondamentale, che peralto ha pesato integralmente sulle spalle degli operai e delle operaie della Fiat di Mirafiori, ma in fondo, in un senso o nell’altro, non è che un inizio. Insomma, la strada è ancora lunga e faticosa, ma Pomigliano prima e Mirafiori ora ci dicono che possiamo e dobbiamo percorrerla.
Luciano Muhlbauer