Cultura e Spettacolo
Mio fratello era unico, parola di Leon Hendrix
ROMA, 27 OTTOBRE 2012 - Tra un mese esatto avrebbe compiuto 70 anni, una delle icone rock per eccellenza, lui che cambiò il modo di interpretare la musica, mixando colori e suoni in un’acustica fatta di immaginazione psichedelica, un genio dall’estro senza regole, anticipatore di molte tendenze, tutto questo era Jimi Hendrix. Cresciuto nei sobborghi di Seattle, non ebbe minimamente vita facile, ma poi improvvisamente la sua passione, la musica, diventò pane quotidiano, la vera amante ove rifugiarsi negli attimi bui come in quelli festosi, poiché da quelle sei corde difficilmente si separava.
Erano gli anni di Woodstock, il motto era “Sesso, Droga e Rock ‘n’ Roll”, sposò in pieno la causa, divenendone l’emblema. Poi il successo, gli eccessi, gli stessi che lo portarono a divenire una leggenda senza tempo impressa per sempre, senza andare giù nel dimenticatoio, poiché lui le mode le anticipava. Si spense così a soli 27 anni entrando di diritto nel Club dei 27, un circolo tanto esclusivo quanto sfortunato. Ma nell’anniversario della sua nascita ciò che vuole essere ricordato oltre il musicista che era, è una facciata che magari gli stessi fans non conoscono, una sfaccettatura nota a pochi, e tra quei pochi è proprio Leon, fratello minore a decantare le doti di quel rivoluzionario allucinato.[MORE]
Una biografia dal titolo Jimi Hendrix. Mio fratello, scritta in collaborazione con Adam Mitchell, che ripercorre gli anni dalla tenera età alla sua scomparsa. Un libro colmo di momenti privati, le due facce dell’artista, maledetto e giudizioso allo stesso tempo. Come spiega Enzo Gentile, autore della prefazione all’edizione italiana: «Jimi fu una folgorazione, per il rock degli anni Sessanta e la musica intera. Un elettroshock, per quei tempi, e un insegnamento che dura tuttora. Con la sua chitarra si è accesa la luce, la musica di Jimi ha indicato la strada e alzato le difese immunitarie culturali di intere generazioni. Un genio compreso, senza confini». Nel 2011 la rivista Rolling Stone lo ha definito «il più grande chitarrista di tutti i tempi», ovviamente non si può che essere concordi. Un ribelle dal talento sovrumano.
Rosalba Capasso