Politica
Ministro Toninelli: "Soc. Autostrade paghi, ma sia lo Stato a ricostruire il ponte"
ROMA, 28 AGOSTO – Intervenuto nel corso della trasmissione “Radio anch’io” sulle frequenze di Radio 1, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli ha invitato la società Autostrade a pagare economicamente per la ricostruzione del ponte Morandi a Genova, rimasto monco e sospeso dopo il tragico crollo che ha causato 43 vittime. Oltre a ribadire che, in termini risarcitori, Autostrade per l’Italia verrà considerata dal governo “unico responsabile degli immani danni civili e morali”, il titolare pro tempore del mit ha anche precisato la linea dell’esecutivo sulla ricostruzione, affermando che alla vecchia società di gestione non potranno essere affidate le operazioni di ripristino del viadotto, “altrimenti sarebbe irrispettoso nei confronti delle famiglie delle vittime e dei cittadini: quale senso di sicurezza potremmo dare, facendo ricostruire il ponte proprio a chi lo ha lasciato crollare?”. [MORE]
Secondo il ministro, infatti, sull’opera dovrà esserci “il sigillo dello Stato, dopo un progetto ed un collaudo statali”. Toninelli ha ricordato che “d’altro canto, come da convenzione e da contratto con lo Stato, Autostrade aveva l’obbligo di preservare le infrastrutture per tutto il periodo di durata dell’accordo. Pur essendone formalmente proprietaria, quelle strutture vengono utilizzate dai cittadini, pertanto ora la società dovrà risarcire tutti i danni causati”. Le dichiarazioni del ministro pentastellato sono dunque preludio alla rottura definitiva dei rapporti tra governo ed Autostrade per l’Italia, il cui piano di ricostruzione del ponte Morandi di Genova verrà quindi respinto dall’esecutivo, presumibilmente a prescindere da quelli che saranno gli esiti delle inchieste condotte dalla Procura e dalla commissione ispettiva del mit.
A questo punto, si aprirà il dibattito politico sul soggetto cui affidare le operazioni di ricostruzione. La prima ipotesi ventilata da esponenti governativi (su tutti, il vicepremier Di Maio) sarebbe quella di affidare il delicato compito a Fincantieri (azienda pubblica indirettamente controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze), con il contributo della Cassa Depositi e Prestiti (anch’essa prevalentemente nelle mani del mef). Lo stesso ad del complesso cantieristico navale partecipato dallo Stato, Giuseppe Bono, si è già fatto avanti, dichiarando l’azienda “perfettamente in grado di ricostruire il ponte, per know-how e tecnologie a disposizione”, precisando però di non aver ancora ricevuto alcuna richiesta formale in tal senso. Sul punto, nel suo intervento radiofonico, Toninelli ha soltanto precisato che “il governo è compatto sulla volontà di non permettere più a soggetti privati di speculare sulla sicurezza, né di utilizzare risorse pubbliche”.
Rimandata, invece, almeno per il momento, la prospettiva di una nazionalizzazione a tappeto, quantomeno nel settore delle infrastrutture e dei trasporti. Il responsabile del dicastero competente è però tornato all’attacco sui termini degli accordi: “Questo governo farà di tutto per rivedere integralmente il sistema delle concessioni e degli obblighi convenzionali, valutando di volta in volta se l’interesse pubblico sia meglio tutelato da forme di nazionalizzazione oppure dalla rinegoziazione dei contratti in essere, in modo che siano meno sbilanciati a favore dei concessionari. C’è l’esigenza di intervenire su un sistema malato, che non ha giustificazioni né corrispondenze negli altri Paesi europei”.
Riguardo, invece, i problemi strutturali e di sicurezza, Toninelli ha spiegato di aver accelerato il procedimento di monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione di strade, autostrade e dighe. “Alla luce di questa iniziativa, tutti gli enti ed i soggetti gestori dovranno segnalare entro il 1° settembre le azioni necessarie a rimuovere condizioni di rischio riscontrate sulle infrastrutture di propria competenza, indicando le priorità ed una prima stima dei costi, nonché corredando le segnalazioni con adeguate attestazioni tecniche, come perizie e verbali di sopralluogo. Dobbiamo sapere da qui a poco se ci sono altre infrastrutture che necessitano di interventi straordinari e laddove ve ne sia bisogno tali interventi dovranno essere realizzati e non soltanto annunciati. Bisogna smettere di inseguire le emergenze e bisogna ricominciare a programmare le azioni necessarie ad evitare che altre tragedie vengano a determinarsi. La prima vera grande opera di cui ha bisogno questo Paese è un imponente ed organico piano di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le infrastrutture”.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: giornalettismo.com