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La nota ed apprezzata editorialista del quotidiano britannico Daily Mail Melanie Phillips, che si era battuta contro le tremende discriminazioni subite dagli omosessuali nei paesi islamici, ha ricevuto minacce di morte dopo aver criticato il progetto del mondo LGBT di introdurre la cultura “omosex” in tutte le materie del curriculum delle scuole in Gran Bretagna in un articolo del 24 gennaio 2011, dal titolo “E’ vero che i gay sono stati spesso vittima del pregiudizio, ma ora rischiano di diventare i nuovi McCarthy”.
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Nell’articolo la Phillips criticava l’iniziativa sponsorizzata dal governo e finalizzata all’introduzione della cosiddetta “agenda gay” nei programmi scolastici, volta a sensibilizzare gli studenti sulle tematiche e problematiche del mondo omosessuale. Sensibilizzare un po’ troppo, secondo la Phillips si tratterebbe di un “abuse of childhood”, un abuso minorile. Per esempio, in geografia gli studenti dovranno considerare quali siano le motivazioni che spingono gli omosessuali a trasferirsi dalla campagna alla città, o a studiare la nascita del primo “gay neighbourhood” (sobborgo gay) nel mondo, a San Francisco. In matematica dovranno fare statistiche sulla percentuale di omosessuali presenti nella popolazione, in disegno dovranno imparare a riconoscere e disegnare simboli legati a movimenti omosessuali, in inglese il vocabolario del mondo LGBT, e, quando si dovrà inscenare una recita, tenere ovviamente conto della presenza di personaggi omosessuali. Alle elementari verranno utilizzati personaggi omosessuali nei problemini di logica. Per quanto riguarda la scienza, verranno ovviamente studiati i presunti fenomeni di omosessualità in natura, con particolare riguardo ai «pinguini imperatore» ed agli «orsi marini». Per i più piccini, verranno introdotte idonee letture sul tema attraverso la promozione di libri come “And Tango Makes Three”, la storiella di due pinguini omosessuali che allevano un cucciolo.
Melanie Phillips aveva duramente criticato, nell’articolo, questa iniziativa: «Per quanto possa sembrare assurda, questa iniziativa rappresenta l’ultimo tentativo di lavaggio del cervello dei ragazzi attraverso una propaganda camuffata da educazione». Siamo di fronte ad un «abuse of childhood», un vero e proprio abuso minorile. «Si tratta della solita implacabile e spietata campagna promossa dalla lobby per i diritti dei gay, finalizzata a distruggere la stessa idea che possa esistere un comportamento sessuale normale», ha spiegato. Oggi infatti esiste un preciso e sistematico progetto culturale il cui dichiarato intento è quello di penetrare profondamente nella mentalità comune. Si assiste quindi ad un passaggio per cui «esprimere concetti che ieri costituivano comuni norme morali, oggi rischia di essere non solo socialmente inaudito, ma anche vietato per legge».
L’1 febbraio 2011 il Daily Mail pubblica però un altro articolo della Philips, intitolato: «Gli inviti ad uccidermi arrivati questa settimana dimostrano che i valori fondanti della nostra società sono in grave pericolo». La giornalista scrive che «mi aspettavo una forte reazione, la quale avrebbe ampiamente confermano la verità di quello che avevo scritto. La risposta, tuttavia, ha superato perfino le mie aspettative». Nell’ultima settimana, ha dichiarato, «sono stata sottoposta ad una straordinaria effusione viziosa di odio e di incitamento alla violenza», attraverso messaggi di posta elettronica, internet e social network. Su Twitter infatti sono comparsi dei messaggi che suggerivano di uccidere la giornalista prima di gettarla nel Tamigi, ovviamente il tutto condito da insulti irripetibili che solitamente sono però riservati solo ai cattolici. Su alcuni messaggi di posta elettronica ha trovato scritto: «Sei una donna vile, velenosa, orribile e vecchia, la gente come te dovrebbe essere messa a tacere con la paura», e ancora: «Spero che tu venga investita da un treno», «Spero che la tua casa bruci» ecc… La Philips ha concluso con ironia: «Se la lobby gay voleva adoperarsi per cercare di dimostrare il mio punto di vista, non poteva fare un lavoro migliore».