Milano, secondo i giudici "Kabobo agì per rancore". Confermata condanna a vent'anni
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MILANO, 4 FEBBRAIO 2015 - I giudici della seconda Corte d'Assise d'Appello di Milano hanno confermato la condanna a 20 anni di carcere per Adam Kabobo, il ghanese che l’11 maggio 2013 uccise a picconate tre passanti nel quartiere Niguarda a Milano.
«L'azione criminale di Kabobo fu agevolata dalla malattia che gli suggerì il mezzo per consentirgli di perseguire il suo lucido progetto di esprimere rancore e sfinimento per le sue esperienze di quotidiana lotta per la sopravvivenza» scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza. In Kabobo è stata riscontrata «una determinazione a uccidere che alberga nel sentimento di rancore che lo assediava e non nel soggiacere alle “voci”».
Il gesto di Kabobo ha provocato «comprensibile intenso allarme nella cittadinanza con conseguente danno per l'amministrazione comunale» aggiungono i giudici della seconda Corte d'Assise d'Appello di Milano. I giudici hanno confermato anche la condanna di Kabobo al pagamento delle spese legali e al risarcimento delle parti civili, tra cui il Comune di Milano, per il danno alla città provocato «dall’azzeramento degli effetti auspicati in conseguenza della costosa attività di promozione dell'immagine della città anche all'estero» in vista di Expo 2015 «sotto il profilo della verificata inefficienza dell'attività di lotta alla violenza predisposta dal Comune a tutela degli abitanti della zona, teatro dei plurimi omicidi».[MORE]
La difesa di Kabobo aveva invece sostenuto nel suo ricorso in appello che «il Comune di Milano, quale amministratore efficiente ed efficace anche con riferimento alla complessiva attività anti-violenza e in considerazione della visibilità internazionale di Milano, sede dell'Expo 2015, non aveva subìto alcun danno d'immagine».
Paolo Massari