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Milano Film Festival 2015, proiettato "The Kindergarten Teacher" di Nadav Lapid
MILANO, 11 FEBBRAIO - Si è tenuta nella giornata di ieri, presso il Teatro Auditorium San Fedele di Milano (Duomo-San Babila), la serata di presentazione del Milano Film Festival 2015, giunto alla sua ventesima edizione e che si terrà dal 1 al 20 Settembre. Il festival del cinema indipendente ha voluto offrire una significativa anticipazione con la proiezione dei cinque cortometraggi più rappresentativi della passata edizione e del film del regista israeliano, Nadav Lapid.[MORE]
“The Kindergarten Teacher”, già presentato peraltro alla “Settimana della Critica” del festival di Cannes nel 2014 e selezionato al Festival del Cinema Europeo di Siviglia, è una storia che si pone al confine tra bellezza e volgarità, in un mix di emozioni che vengono a scontrarsi, nel limbo tra il mondo dell’infanzia e quello adulto. Il regista ha voluto battezzare l’iniziativa con un videomessaggio, nel quale ha tenuto a salutare gli spettatori e la città di Milano. Un bambino e la sua maestra d’asilo, due mondi diversi sotto il profilo delle ambizioni e delle aspettative ma pronti a venirsi incontro; sullo sfondo un talento innato da esplorare e non disperdere.
Tutto è in apparente antitesi, dall’amore per la cultura alla rinnegazione della stessa, dal ripudio della propria situazione sentimentale al successivo ritorno per la ricerca del conforto, da un innocente stato passionale ad uno ossessivo. Il protagonista è Yoav, bimbo prodigio di 5 anni, praticamente abbandonato dalla propria famiglia ed in mano ad una tata egoista, immersa nelle problematiche della propria vita professionale. Proprio l’egoismo è uno dei temi toccati dal regista israeliano, classe 1975 (già regista per Policeman, 2011), ed è lo stesso che si incontra nel personaggio più ambiguo della narrazione, Nira, maestra d’asilo di Yoav.
Lo spettatore rimane completamente spiazzato per tutto il corso della storia, in quanto diviso da una domanda che allieta ma al tempo stesso, inquieta: cosa prova Nira per Yoav? E soprattutto, quale sarebbe la sua visione dell’esistenza? La maestra d’asilo comincia ad incoraggiare le impressionanti qualità di Yoav, invitandolo a prendere coscienza del proprio dono (ne è evidente il parallelo con Mozart). Ma ciò che colpisce è la gradualità con cui questo avviene, in un avvincente climax che indirizza la folla verso la sensazione di una pericolosa imposizione. Nira appare allo stesso tempo, per quanto il personaggio possa rivelarsi di dubbia positività, l’unica persona realmente affezionata (ed innamorata?)di Yoav, con una madre ed un padre praticamente inesistenti.
Ma quell’amore e quel desiderio di cambiamento la spingono verso quella sensazione di follia, che ogni altro pensiero cancella e che finisce per far concentrare il proprio obiettivo in una singola fattispecie, bruciando di fatto la meta stessa e ogni sintomo di leggerezza comunicativa ed artistica. Tutto si fa più pesante, l’imposizione suona come campanello d’allarme e annuncia l’ingresso dell’eccesso, mettendo a dura prova i sentimenti del protagonista per la propria maestra e ‘compagna di poesia’. Una lotta legata alla passione per il mondo della poesia (“i governi detestano la cultura”, uno dei passi più significativi) ma che pone in assoluto risalto il cinismo del mondo adulto e la banalità dell’essere umano, sempre alla ricerca del passato quando ormai, è impossibile tornare indietro.
Foto da: taxidrivers.it
Cosimo Cataleta