Estero

Migranti: nuovo naufragio al largo della Tunisia, almeno 70 le vittime

SFAX, 10 MAGGIO – L’ennesima strage si è consumata nelle acque del Mar Mediterraneo, che ha inghiottito almeno 60 persone di un gruppo di circa 80 viaggiatori partito da Zwara, in Libia, per dirigersi verso nord. L’agenzia di stampa maghrebina Tap e la ong Alarm Phone hanno infatti reso noto il naufragio di un’imbarcazione di fortuna con cui i migranti, in questo caso di origine subsahariana, avevano intrapreso il viaggio della speranza alla volta del continente europeo. Il fatto è accaduto in acque internazionali, a circa 40 miglia marine al largo di Sfax: alcuni pescatori tunisini avrebbero assistito alla scena da lontano e sarebbero riusciti a prestare il primo soccorso ai naufraghi, per poi allertare la Marina Militare tunisina, intervenuta successivamente per riportare sulle coste africane i pochissimi superstiti (al momento 16) della strage.

I dettagli sono stati poi confermati dal Ministro della Difesa tunisino, Mohamed Zekri, il quale ha comunicato anche il ritrovamento di tre cadaveri riemersi dalle acque del Mediterraneo, dunque è probabile che il numero delle vittime sia destinato ad aumentare. Alcuni dei superstiti, inoltre, non verserebbero in perfette condizioni di salute, pertanto sarebbero stati trasportati all’ospedale universitario Habib Bourguiba di Sfax, in attesa delle operazioni di rimpatrio previste dal governo tunisino.

Secondo la stessa ong Alarm Phone, inoltre, un altro centinaio di migranti (fra i quali anche alcune donne e parecchi bambini) si troverebbe a bordo di un barcone in difficoltà per avaria del motore, in questo caso al largo della Libia. La posizione dell’imbarcazione non sarebbe nota con precisione e la guardia costiera italiana non potrebbe fare altro che aspettare eventualmente ai limiti delle acque territoriali, mentre l’omologa autorità libica – secondo l’associazione – non avrebbe attivato le operazioni di salvataggio pur essendo stata informata.

Nel frattempo, in Italia, tiene banco la vicenda della nave Mare Jonio, di proprietà della ong “Mediterranea Saving Humans”. La barca aveva soccorso al largo della Libia 30 migranti alla deriva, tra cui 5 minorenni e 2 donne incinte, riuscendo a dirigersi verso Lampedusa per chiedere l’autorizzazione ad attraccare. Il porto dell’isola siciliana in effetti è stato aperto all’organizzazione, che ha potuto così condurvi i 30 viaggiatori, ma ciò sarebbe avvenuto soltanto per rendere possibile il sequestro della stessa nave nonché svolgere alcune indagini sul regolare svolgimento delle operazioni di soccorso. In ottemperanza alle ultime direttive del Viminale, infatti, i militari della Guardia di Finanza sarebbero saliti sulla Mare Jonio per controllare ogni aspetto amministrativo delle attività della ong; la Polizia Giudiziaria, inoltre, ha proceduto ad un sequestro d’iniziativa della barca, atto reputato necessario ai fini dello svolgimento di accertamenti urgenti. Il Viminale continua a sostenere l’irregolarità delle operazioni di soccorso, trasbordo e trasporto svolte dalla Mediterranea ed è probabile anche che l’intero equipaggio venga accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tutti gli atti sono stati nel frattempo acquisiti dalla Procura di Agrigento, che dovrà ricostruire le modalità del salvataggio e valutare la presenza di eventuali profili di reato.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: ilmessaggero.it