Migranti, l'Olanda accusa l'Italia: "Troppi movimenti secondari"
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Migranti, l'Olanda accusa l'Italia: "Troppi movimenti secondari"

mercoledì 19 settembre, 2018

 BRUXELLES, 19 SETTEMBRE – L’Europa senza controlli alle frontiere di Schengen è messa a rischio dalla mancata registrazione e dai movimenti secondari dei migranti provenienti da Italia, Grecia e Germania. Così il ministro dell’interno olandese Harbers ha parlato al commissario per gli Affari interni Avramopoulos, in una lettera recapitatagli recentemente.

Per i Paesi Bassi, sarebbero più del 50% i richiedenti asilo arrivati senza essere stati registrati negli Stati di primo ingresso. Numeri, questi, troppo elevati secondo l’esponente del governo dell’Aja.[MORE]

La questione, in realtà, è più risalente: già nei primi messi dell’anno in corso, Harbers aveva lamentato lo stesso problema, sempre in una missiva indirizzata al commissario Avramopoulos, in cui contestava il mancato rispetto delle norme dettate in materia dal regolamento di Dublino. Più precisamente, ad essere discussa era la conformazione stessa del sistema, accusato di consentire ai migranti di decidere in quale Paese ottenere protezione internazionale.

Per Harbers, la conseguenza di tali criticità rischia di essere il ritorno al metodo "nazionale": controlli alle frontiere, accordi bilaterali e fine di una politica migratoria unitaria, uno scenario da evitare. Come? Con quella che il ministro olandese ha definito una “soluzione strutturale”. Per contenere i movimenti secondari, l’Olanda si è detta anche disponibile a guidare un progetto pilota per la creazione di “centri sorvegliati”.

Harbers, ad ogni modo, ha rinnovato il proprio sostegno alla richiesta di solidarietà del nostro Paese: L’Aia, infatti, “sostiene l’Italia in termini di ricollocamenti dei richiedenti asilo, perché in caso di afflusso massiccio c’è un peso sproporzionato sugli Stati di primo ingresso”.

Ma cosa sono i movimenti secondari? Per movimenti secondari si intendono gli spostamenti di coloro i quali richiedono asilo tra i vari Paesi membri dell’UE. Stando all’attuale disciplina, infatti, sarebbe solo uno lo Stato competente ad esaminare la domanda presentata da un richiedente asilo. Spostandosi in un altro Stato per presentare la richiesta, è, dunque, possibile cercare di “orientare” la scelta del Paese dove essere accolti.

Sempre più Stati (in ultimo Italia e Germania), stanno sottoscrivendo degli accordi bilaterali per rendere più semplice il rientro dei migranti nel territorio dove sono stati registrati al momento dell’ingresso nell’Unione Europea.

Paolo Fernandes

Foto: gds.it


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