Cronaca

Migranti, 393 persone soccorse ieri riportate in Libia

MEDITERRANEO, 21 GENNAIO 2019 - Nella giornata di ieri, 20 gennaio, la Guardia Costiera libica ha tratto dalle acque 393 migranti e li sta riportando da dove sono partiti, Tripoli. Queste sono le informazioni comunicate dal Ministero dell’Interno italiano: 143 persone sono state riportate a Tripoli, altre 144 a Misurata, mentre le ultime 106 ad al-Khoms. "La collaborazione funziona, gli scafisti, i trafficanti e i mafiosi devono capire che i loro affari sono finiti. Meno partenze, meno morti, la nostra linea non cambia”, commenta il capo del Viminale, Matteo Salvini.

Quella passata è stata una settimana di morte nel Mediterraneo: oltre 170 migranti sono annegati in due differenti naufragi: 117, secondo i superstiti, hanno perso la vita durante un naufragio a nord della Libia, mentre 53 sono scomparsi nel mare Alborán nei giorni scorsi e di cui solo nelle ultime ore si è saputo. Un gommone è semi affondato davanti Tripoli ed era partito giovedì sera contando 120 persone a bordo, di cui solo 3 sono sopravvissuti, grazie all'intervento della Marina militare italiana. Portati a Lampedusa, hanno raccontato agli operatori dell'Oim il drammatico epilogo di un viaggio disperato: dopo circa undici ore di navigazione, il gommone si è sgonfiato e le persone hanno iniziato a cadere in mare. A parte i 3 - due sudanesi e un gambiano - sarebbero tutti annegati e tra loro c’erano dieci donne, una delle quali incinta, e due bimbi, uno di appena due mesi. Provenivano soprattutto da Nigeria, Camerun, Gambia, Costa d'Avorio e Sudan. Prima di essere recuperati hanno raccontato di aver trascorso tre ore nelle acque gelide. La Guardia Costiera italiana ha spiegato che "l'operazione, sotto il coordinamento libico, si è conclusa nella notte di ieri dopo l'intervento di un elicottero della Marina Militare italiana, che ha tratto in salvo tre naufraghi; una nave mercantile dirottata dai libici, giunta in zona, ha effettuato un'attività di ricerca, non trovando alcuna traccia del gommone". Nessuna delle persone a bordo del gommone indossava i giubbotti di salvataggio.  

“Un inferno senza uscita”, è questo che vivono i migranti ogni volta che intraprendono un viaggio verso quella che per loro è la liberazione. Tornare in Libia dopo essere stati bagnati dalle acque del Mediterraneo è come ripiombare tra le fiamme dell’inferno, ancora una volta.


Come riporta Repubblica, un dossier di Human Rights Watch ricorda a tutti la grande ipocrisia dell’Europa: fingere che la Libia offra condizioni dignitose ai migranti, ma in quel Paese c’è “un ciclo estremo di abuso che proprio le politiche dell’Italia e dell’Ue hanno contribuito a creare”.

Grave sovrappopolazione carceraria, mancanza di igiene, malnutrizione, assenza di cure sanitarie adeguate, violenze sono state ampiamente documentate in seguito a scrupolose ispezioni condotte sul campo: “Gravi violenze sono state registrate in quattro centri di detenzione nell’ovest del Paese, incluse percosse e frustate”. Inoltre, il 20 per cento degli arrivi totali in Europa dalla Libia è rappresentato da bambini.

“Migranti e richiedenti asilo detenuti in Libia, anche bambini, sono intrappolati in un incubo - afferma Judith Sunderland, condirettrice per l’Europa di Hrw - e i governi dell'Ue non fanno che perpetuare questo stato di cose, invece di sottrarre i migranti agli abusi”. “Mettere toppe per migliorare le condizioni in cui si trovano - continua - non assolvono l'Ue dalla responsabilità di aver consentito in prima battuta un sistema barbaro di detenzione”. Alla denuncia dell’organizzazione umanitaria, la Commissione europea ha risposto che “il suo dialogo con le autorità libiche è concentrato sul rispetto dei diritti umani di migranti e rifugiati. Ci sono stati concreti miglioramenti, pur permanendo altre sfide”.

Il presidente Mattarella ha espresso "profondo dolore per la tragedia che si e' consumata nel Mediterraneo con la morte di oltre cento persone, tra donne, uomini, bambini". Ne dà notizia un comunicato dell'ufficio stampa del Quirinale. Anche il Papa ha manifestato commozione: "Penso alle 170 vittime dei naufragi nel Mediterraneo: cercavano un futuro per la loro vita, vittime forse di trafficanti di esseri umani. Preghiamo per loro e per coloro che hanno la responsabilità di quello che è successo".

"Sono rimasto scioccato da questa nuova strage" ha commentato il premier Giuseppe Conte a Matera, "siamo più convinti di prima - ha proseguito - nel contrastare i trafficanti". "Come premier- ha aggiunto- non avrò pace fino a quando questi trafficanti, uno a uno, non saranno assicurati alla Corte internazionale penale". La posizione più forte del governo viene da Matteo Salvini: "In Italia i porti erano, sono e rimarranno chiusi" commenta il ministro dell'Interno Matteo Salvini in una diretta Facebook. "Sarà una coincidenza che da tre giorni c'è una nave di una ong olandese e tedesca che gira davanti alle coste della Libia ed è un caso che gli scafisti tornano a far partire gommoni mezzi sgonfi che poi affondanoe e si contano morti e feriti?", ha domandato Salvini, secondo il quale il naufragio emerso in queste ore "è la dimostrazione che se riapri i porti ritornano i morti, quindo no no no, cuori aperti per chi scappa davvero dalla guerra, ma porti chiusi per ong, trafficanti e tutti gli altri".

Fonte immagine Reti solidali