Cronaca
Miglierina (CZ), Pro Loco e SPRAR Terre Sorelle celebrano la Giornata Mondiale del Rifugiato
MIGLIERINA (CZ), 19 GIUGNO 2015 – Nell’occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, Miglierina si è ritrovata per raccontare l’esperienza dell’accoglienza attraverso il progetto SPRAR Terre Sorelle, sta offrendo nel proprio Comune. Lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) rientra nell’ambito dei progetti di integrazione per coloro che, sfuggendo da qualsiasi tipo di persecuzione nel proprio Paese natìo, chiedono ed ottengono protezione nel nostro Paese e che l’Amministrazione Comunale miglierinese ha inteso avviare in una prima fase sperimentale che, dopo circa un anno e circa venti rifugiati di differenti nazionalità ospitati, dimostra la bontà dell’iniziativa.
[MORE]Ad introdurre la serata, organizzata con la collaborazione degli SPRAR lametini Luna Rossa e Due Soli, è stato Gianluca Gentile, consigliere comunale di Miglierina, che ha posto una riflessione sul significato originale del termine accoglienza, significato che rivive nelle intenzioni dei progetti di protezione messi a disposizione dal Nostro Paese e dalle istituzione europee, evidentemente insufficenti. “Da troppo tempo il Mediterraneo è diventato il più grande cimitero d’Europa che si è chiuso sulla vita di donne, bambini, uomini, spesso senza nome ed identità”, afferma Gentile, “Nell’antichità lo straniero era considerato in modo profondamente diverso da come oggi avviene con colui che chiamiamo extracomunitario. Egli non solo doveva essere rispettato nella sua dignità ma era perfino protetto dalle divinità, andava aiutato, accolto e ristorato. Un passo dell’Odissea di Omero, il quale narra dell’arrivo come naufrago di Ulisse nel regno del re Alcinoo, attraverso le gesta della figlia del Re, Nausicaa, ci testimonia l’importanza dello straniero nella cultura ellenica. Non esiste ospitalità migliore di quella che Nausicaa, una principessa, offre a questo sconosciuto, promettendogli accoglienza ed offrendo cibo e bevande. È evidente che ciò è completamente opposto alla percezione di moderna dello straniero, trattenuti come siamo dal timore e dalla diffidenza, se non perfino da pregiudizi falsi o razzisti”.
Per la serata, infatti, è stata svelata in Piazza Antonino Scopelliti un’opera realizzata dall’artista nativa di Caulonia Mariella Costa, raffigurante proprio la sintesi in arte dell’incontro di Ulisse con Nausicaa (in foto), opera data in dono alla Pro Loco miglierinese a seguito dello svolgimento del simposio d’arte, proprio a Miglierina organizzato dall’artista catanzarese della “Fiber Art” Rosa Spina.
Anche il Sindaco della cittadina è intervenuto, portando la personale testimonianza da amministratore del positivo incontro fra differenti culture e necessità di far qualcosa per chi ha l’unica colpa di esser nato laddove non esiste la pace. Pietro Hiram Guzzi, infatti, afferma come “a Miglierina abbiamo visto il crearsi di una simbiosi fra i miglierinesi e i rifugiati. Si fa un gran parlare di SPRAR, specie in questo momento storico, ma in realtà si costruisce un’immagine a livello mediatico diversa: associare la figura dei migranti ad esempi negativi e criminali, a luoghi comuni”. Non manca un richiamo alle responsabilità delle istituzioni, evidentemente complici di un’emergenza prevedibile e mal gestita: “Per costruire un modello di ospitalità l’UE ha fornito 500 mln, spesi ed investiti male. Esempio ne è il Cara di Mineo. Questi piccolo e fondamentali progetti SPRAR sono piccoli antidoti a questi luoghi comuni. La maggior parte dei flussi arriva dalla Nigeria, dove gli sfortunati scappano dal bussiness del petrolio: le multinazionali del petrolio sfruttano quei territori per interessi economici. Rispetto a questi fenomeni possiamo trovarci impreparati o fare in modo che non ci sfuggano di mano: i progetti SPRAR sono preparazione all’accoglienza stessa. Quel minimo di regole che servono alla convivenza civile ci hanno permesso di avere un saldo positivo fra difficoltà e benefici”.
Ospite ben accolto di Miglierina, per una sera, anche Don Giacomo Panizza, parroco da quarant’anni impegnato sul fronte della legalità e dell’accoglienza a chi nella vita ha avuto meno fortuna.“Oggi stiamo rivivendo l’accoglienza, parola vera solo quando la facciamo e non quando solo ne parliamo”, racconta Don Giacomo, “Con la storia di Nausicaa ho conosciuto meglio la Calabria e la sua straordinaria accoglienza, per me che arrivavo dalla Pianura Padana. Questa statua è figura di un Mediterraneo accogliente con tutte le religioni che su di esso di affacciano. Immagine biblica dell’accoglienza è quella di Abramo che accoglie tre forestieri e li invita al proprio banchetto, sacrificando addirittura un vitello. Questo mare ha una cultura dell’accoglienza: quando ci mettiamo dentro gli interessi, il denaro vale più di una persona ed allora non è più accoglienza. L’operazione che Miglierina ha messo su non si può vivere solo se uno accoglie l’altro, ma l’accoglienza è reciproca. Miglierina ha detto, prima di vedere in faccia i migranti, ‘io per te ci sono’ ed i migranti hanno accolto il loro aiuto”.
Strutture come quella di Miglierina sono l’esempio lampante che quando si mette in moto la macchina della solidarietà il nostro Paese riesce a mostrare il volto migliore, quella che ambisce all’integrazione intesa come aspirazione massima di un popolo che ha sofferto e che, ora, comprende la sofferenza. Il principio solidaristico è, appunto, l’anima di questi centri, che intendono essere una chiara risposta a coloro che si mostrano reticenti dinanzi alla possibilità di una compiuta integrazione: se i progetti sono sani e mirano alla tutela della persona nel rispetto reciproco delle culture, una società multietnica ben integrata è possibile ed è un valore aggiunto, per tutti e per ogni settore della vita pubblica. Il momento di congiuntura economica insieme ad esempi negativi di lucro sul tema migranti, di certo, non aiutano ed è facile cadere in una isterica caccia alle streghe: preoccupante è che, però, essa assuma la forma di una guerra fra poveri laddove aumenta l’insofferenza nei confronti di chi chiede aiuto, ceto di sofferenti indebitamente catalogati in due gruppi, italiani e non. Il richiamo di Papa Francesco mira in questa direzione: “Vi invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente”. La sofferenza è un cancro da debellare aldilà delle nazionalità ed è compito degli Stati garantire la tutela dei ceti più deboli, proprio per evitare sensazioni pericolose di abbandono che creano tensioni nel tessuto sociale. I poveri, i rifugiati, i disoccupati, i migranti sono anche responsabilità di un’Europa che senza solidarietà fra popoli rischia di soccombere: l’aiuto è un dovere universale.
A commuovere è la storia di Nicholas, uno dei rifugiati assistiti dall’equipe dello SPRAR Terre Sorelle, che dalla Nigeria è giunto in Italia. Senza la famiglia. Racconta Nicolas: “La situazione in Nigeria è pessima per tutti, uomini e donne. Le ragazze subiscono le pratiche di mutilazione genitale e spesso non vi resistono e vi muoiono. Il gruppo armato Boko Haram, fondamentalisti religiosi contro i gruppi cristiani, fanno disperdere le famiglie, cosi i genitori perdono i propri figli. I diritti dei bambini vengono negati: ho lavorato per sei anni ed i miei soldi venivano presi da un mio zio, ero uno schiavo. Poi sono andato in Niger dove non potevo praticare la mia religione, essendo io cristiano, considerato un essere inferiore. Si muore nell’indifferenza generale anche in Libia, dove esiste una tratta di esseri umani: li ho conosciuto una ragazza vittima di tratta, 13 anni schiava di ogni giorno uomini diversi. Ho anche perso un mio caro amico lì, accoltellato mentre nessuno gli porgeva aiuto. Non esiste più sicurezza in Africa, vivevo ogni notte nel terrore. Grazie a Dio io sono ancora vivo e grazie all’Italia, ai miglierinesi ora non ho più paura”. Come si può restare indifferenti?
Salvatore Remorgida