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MGFF 2018, Malarazza, intervista a David Coco
Catanzaro, 30 Luglio. Nella seconda giornata del Magna Graecia Film Festival, che ha visto premiare Raphael Gualazzi con la Colonna d'oro per la musica, è stato proiettato il secondo film in gara, Malarazza di Giovanni Virgilio con David Coco e Stella Egitto.
'Una storia di periferia. Tommaso Caruso è un pregiudicato figlio di Tonino detto Malarazza, potente boss del quartiere. Tommaso ha ereditato il soprannome del padre ma non si è rivelato all'altezza della sua fama criminale, e ora passa il tempo a ubriacarsi e a giocare a carte, scaricando la propria frustrazione e brama di potere sulla moglie Rosaria e sul figlio, che porta il nome del celebre nonno. Quando Rosaria non riesce più a sopportare le botte e gli insulti del marito e scappa di casa insieme al figlio, Tommaso chiede alla comunità criminale di ostracizzare la donna e punire il fratello di lei, Franco, transessuale dedito alla prostituzione. Si innesca così una spirale di violenza che non può avere altro che conseguenze tragiche...'.
Saverio Fontana ha intervistato l'attore protagonista David Coco.
David benvenuto al MGFF, un festival dedicato alle opere cinematografiche prime e seconde. Quanto è importante per il cinema italiano questa kermesse?
Innanzitutto grazie per l'invito. Nel panorama dei festival cinematografici in generale credo sia uno dei più importanti. E' molto importante perché dà spazio e visibilità a quei film che, in quanto opere prime o seconde, hanno più difficoltà ad essere distribuite.
Questa sera presenterà Malarazza, un film dedicato alle periferie, luoghi con tanti problemi ma anche con tanta gente perbene che ce la mette tutta per riscattarsi. Molti non ce la fanno e vengono ritenuti 'vinti' dal resto della città. Cosa impedisce ad un giovane dalle periferie italiane di emergere?
Di solito questi quartieri satelliti nascono per riurbanizzare persone che vengono spostati da centri storici vetusti per i quali c'è una progettualità di recupero. Il problema è che successivamente, quasi sempre, questi quartieri vengono abbandonati a se stessi. Molto spesso non c'è nemmeno nessuna accortezza per l'aspetto esteriore di questi quartieri. E' vero che sono abitati in gran parte da gente perbene ma è anche vero che la distanza che si viene a creare tra la città e il quartiere è abbastanza importante e comprende molte inefficienze da parte di chi dovrebbe occuparsi di questi luoghi. Manca una vera attenzione nei confronti delle nuove urbanizzazioni, specie quando sono periferiche. In queste condizioni un giovane trova molte più difficoltà di un giovane che vive in luogo bello, curato, attrezzato e ben servito.
L'insegnante di Antonino, suo figlio nel film, si chiede ' Le periferie diventeranno o no urbane, nel senso di civili?' Come rendere questi luoghi urbani?
Si dovrebbe avere maggiore attenzione delle periferie e non occuparsene soltanto per andare a cacciare voti. Si dovrebbero fornire tutti quei servizi che servono per vivere bene, ma prima di tutto viene il bello, il bello è importante, se vivo in un posto brutto mi abbruttisco anche io. Perché questi luoghi devono essere brutti, perché devono essere soltanto dei dormitori. Penso al Librino di Catania, allo Zen di Palermo, alle Vele di Napoli, al Corviale di Roma, ma tutte le città hanno il loro deposito di vite umane, è una cosa abominevole.
La frustrazione di Tommasino, il suo personaggio, si trasforma in violenza sulla moglie. Una storia tristemente attuale nel nostro paese. E' un problema culturale, come possiamo uscirne fuori'?
Sicuramente il personaggio che interpreto è un personaggio negativo, perché qualsiasi frustrazione tu possa avere una reazione del genere è eccessiva e non ha nessun tipo di giustificazione. In questo caso stiamo parlando di un criminale alla deriva. Sicuramente si può incasellare nel più vasto problema della violenza sulle donne che fa parte di una percezione assolutamente deviata del rapporto uomo-donna. Le motivazioni, però, io credo che siano varie. Le problematiche sono sicuramente molto profonde. Alla base c'è una percezione sbagliata della figura della donna che ha origini molto lontane. Bisogna intervenire culturalmente proprio su questa percezione.
Quale valore aggiunto hanno portato al film gli attori non professionisti che vengono proprio da quelle strade in cui è ambientata la storia?
Hanno raccontato qualcosa che è molto simile al vero. L'opera filmica è reale, il vero è un'altra cosa. Il vero è ciò che esiste nella vita. Questi ragazzi hanno portato il vero, il sapore del vivere lì. Il valore aggiunto è proprio quello. [MORE]
Tanto cinema e Tv, ma è il teatro la sua passione?
Si. Il teatro è dove ho iniziato a camminare, è stato il motivo per cui ho deciso di fare l'attore. Per me è come una palestra dove vado a risvegliare i muscoli.
Saverio Fontana