Interviste

MGFF, Valerio Mastandrea abbraccia i suoi fan al Supercinema di Catanzaro

Catanzaro, 1 AgostoValerio Mastandrea ha incontrato il suo pubblico, ieri pomeriggio, al Supercinema in una sala gremita in ogni ordine di posto. Un’accoglienza da stadio, un abbraccio durato un’ora e mezza tra tante risate e una lunga serie di applausi. Stimolato dalle domande del giornalista Antonio Capellupo si è raccontato e ha risposto a tutte le domande degli entusiasti presenti. Si è commosso nel parlare del suo amico scomparso Claudio Calligari, regista e sceneggiatore, a cui è stata dedicata la masterclass.

Scintillante la partenza con Capellupo che, nel presentarlo, dice che sono “quattro i David di Donatello vinti che credo siano più degli scudetti della Roma”, la sua risposta è pungente e immediata: “soprattutto sono più delle finali di Champions vinte dalla Juve”.

Riportiamo qui una breve sintesi dei punti più salienti:

Valerio Mastandrea e il Magna Graecia Film Festival

Credo che i festival siano rimasti l’ultima oasi dove vedere le opere prime e seconde di cinema italiano. Come il Magna Graecia Film Festival, così grande, dovrebbero essercene almeno altri venti o trenta. Il rischio è che sostituiscano la sala per un certo tipo di film. Corriamolo, però, questo rischio se c’è tanto pubblico ed è così educato ad andarci.

Valerio e la professione di attore

La romanità non credo centri molto sul tipo di attore che sono stato e continuo ad essere. Non mi sono ripulito nel mio linguaggio, a parte alcuni casi, perché credo che i dialetti per gli attori italiani e per il cinema italiano siano una risorsa. L’unico modo in cui riesco ad interpretare un personaggio è vestirlo di cose mie proprie. Questo mestiere mi è servito molto nella vita perché mi ha colmato vuoti importanti.

Valerio e il suo debutto

Il primo ciak fu davanti un ospedale. Avevo un occhio nero, avevo preso una seggiolata in faccia in uno stadio, accompagnavo un’attrice, con cui stavo scrivendo il mio primo spettacolo di teatro, e Piero Natoli (attore e regista scomparso) mi disse “dacce una mano pure te”. Per giustificare l’occhio nero il mio primo ciak fu davanti l’ospedale Trastevere. Piero è stata un’altra grande perdita.

Valerio e il sistema cinema

Il pubblico c’è. Dal punto di vista artistico creativo c’è grande vivacità. Manca il coraggio al sistema di rinnovarsi, di fare i conti con una nuova epoca, di confermare che la sala rimane un’esperienza straordinaria e quindi va tutelata maggiormente a scapito di interesse personali che, invece, la fanno da padrone. Il mercato ha delle regole fatte da pochi che contribuiscono a far sopravvivere pochi, non a farli vivere meglio.

Valerio e Claudio Calligari

Mi ha regalato un ruolo da protagonista in un film importante, L’odore della notte, e mi ha regalato tanto altro. Da quel momento ci siamo sempre frequentati e aiutati a vicenda, fino al suo ultimo film, Non essere cattivo, che è stato molto travagliato per le sue condizioni di salute. Proprio questo periodo rimane per me uno dei più grandi insegnamenti, vederlo combattere la malattia a colpi di ciak mi ha fatto capire il suo grande amore per il cinema. Claudio Calligari andrebbe studiato, visto, rivisto, raccontato. A Venezia ci sarà un documentario dedicato a lui dal titolo “Se c’è un aldilà sono fottuto”, che è una frase che lui mi disse quando era già molto malato.

Valerio e Perfetti sconosciuti

I protagonisti non sono stati i cellulari e neanche gli attori, ma gli gnocchi. Per tre settimane dalle sei di pomeriggio alle tre di notte abbiamo avuto sempre questo piatto di gnocchi davanti. Un film che detiene il record di remake, è stato rifatto in diciotto altre nazioni. Pensare che quando lessi la sceneggiatura fui scettico, proprio con il film che ha incassato di più nella mia carriera. Quando si dice che uno c’ha il fiuto. La sua forza è stata l’idea, universale, contemporanea, micidiale.

Valerio e The Place

Un film in cui tutti chiedevano aiuto a me e io non potevo chiedere aiuto a nessuno. Nella vita sono un po’ così, finché qualcuno non esagera, cerco di aiutare tutti, io ci sono sempre. Se poi mi chiedono “Che cosa vuol dire il finale?”, io non lo so e il regista nemmeno lo sa, te lo dico io. Interpretate voi come volete.

Valerio e Chiara Marchegiani

Fare un’opera prima insieme ad una compagna che fa lo stesso mestiere è stato come preparare un pacchetto bomba che poi abbiamo acceso più volte. Siamo ancora interi però. Ho preteso tanto e sono molto contento del lavoro che lei ha fatto, vorrei che raccogliesse di più. Sono stato un regista con cui non mi sarebbe piaciuto lavorare.

Valerio e Martin Scorsese

Ho visto un’ora fa il trailer del nuovo film di Scorsese e mi sono chiesto: Ma io, questo lavoro, che cacchio lo faccio a fare? Mi ha spezzato le gambe come attore e come regista.

Valerio e Netflix

La sala la fa il pubblico, bisogna riconquistarlo con il prodotto, i film giusti nelle sale giuste. La piattaforma è uno stimolo, speriamo possa servire per innalzare il livello di concorrenza. 

Valerio e Cyrano de Bergerac

Ho una grande passione per Cyrano de Bergerac, vorrei portarlo ad oggi, per me sarebbe un ebreo durante le leggi razziali, un sieropositivo negli anni ’80 o, comunque, un perseguitato.

Valerio e le Fiction

Ho detto sempre no alle fiction per la paura di sedersi su questo mestiere. Stare sulle spine, non sapere i lavori, cercare di provocarli, scrivere, sono le cose che ti tengono vivo. Entrare, invece, in una serie di sei mesi, non ne esci più, la mia paura è quella.

In sala era presente la grande attrice Milena Vukotic che è stata omaggiata con un lunghissimo applauso.

Saverio Fontana