Estero
Messico, il denaro dei cartelli inquinerà le elezioni?
MORELIA, STATO DI MICHOACÁN (MESSICO) 20 DICEMBRE 2011 - L'allarme era già stato lanciato alla fine di novembre, quando Milenio Television era entrata in possesso di una registrazione audio nella quale un appartenente al cartello de “La Familia” minacciava alcuni elettori del Partido de la Revoluciòn Democràtica affinché dirottassero il loro voto a favore di Julián Rodríguez Rosales del PRI (il Partido Revolucionario Institucional), candidato evidentemente più gradito al cartello. [MORE]
La registrazione era poi stata utilizzata dalla procura generale per un'inchiesta sulle eventualità che nello stato di Michoacán il voto fosse stato pesantemente condizionato dalle minacce dei narcos, portando poi all'annullamento delle elezioni.
Ma quest'anno il Messico – così come altri sei paesi dell'America Latina – sarà chiamato nel mese di luglio ad esprimersi per decidere chi succederà al disastroso ed insanguinato sexenio Calderón e per formare il nuovo Congresso. La possibilità che queste si trasformino in vere e proprie narco-elezioni è qualcosa di più di una semplice paura, così come evidenzia – dalle pagine della rivista Proceso dello scorso 1 gennaio – Oswaldo Chacón Rojas, dottore in teoria politica ed ex presidente della Commissione di vigilanza elettorale del Chiapas (Cofel). Il fulcro su cui ruota la sua analisi è che le campagne elettorali diventano sempre più costose, così che la criminalità organizzata ha una sempre più ampia possibilità di “inquinarle”. O, letta dall'altro lato, di assicurarsi – comprandoli attraverso l'influenza sul voto - interi pezzi di istituzioni.
Attualmente, ci tiene comunque a sottolineare Chacón Rojas, non ci sono prove chiare ed inoppugnabili, ma “gli indizi” ci sono già tutti, «perché i pilastri del mercato del finanziamento illecito sono già presenti».
Il problema non è tanto legato al potere dei cartelli, quanto ad un semplice vuoto normativo che permette di controllare in maniera più approfondita il trasferimento della parte pubblica dei finanziamenti che arrivano a partiti e candidati ma non la parte privata per la quale, di fatto, sono attualmente previste misure ben più blande.
La riforma elettorale del 2007, resasi necessaria nel tentativo di ridurre le spese elettorali, ha diminuito le difficoltà dell'Istituto Federale Elettorale (Ife) – l'organo autonomo incaricato di organizzare le elezioni federali – e della Commissione nazionale bancaria e della Borsa (Comisión Nacional Bancaria y de Valores, CNBV, a cui è affidato il compito di tenere in equilibrio il sistema economico del paese), ma non è ancora abbastanza.
Una delle novità introdotte dalla riforma, ad esempio, impone a partiti e candidati l'apertura di un conto corrente bancario nel quale incanalare i flussi di denaro, sia pubblico che privato, ma la campagna elettorale perenne nella quale si trova il paese impone a partiti e candidati delle spese ben maggiori rispetto a quelle previste per questi conti correnti.
«Ci sono prove» - dice Chacón Rojas a Isaín Mandujano - «che esiste un vero e proprio mercato nero per l'acquisto di pubblicità elettorale», che si attiva – in particolare in radio e televisioni – anche quando i partiti non possono ancora acquistare spazi pubblicitari in questi media. Un sistema – questo – che ha portato la politica persino su un ring di boxe, laddove in uno dei suoi ultimi incontri Juan Manuel Marquez (attuale campione dei pesi leggeri) ha combattuto con impresso sui pantaloncini – in maniera più che visibile - il logo del Partido Revolucionario Institucional, cosa che ha portato all'annullamento delle elezioni di Morelia (capoluogo dello stato di Michoacán), dove il candidato del PRI, Wilfrido Lázaro Medina ha battuto Marko Antonio Mendoza – l'esponente del Partido de Acción Nacional suo diretto concorrente – per meno dell'un per cento dei voti.
Una gran parte dei fondi privati, sottolinea ancora Chacón Rojas, non viene sottoposta a controllo in quanto maneggiata fuori dai registri contabili, così da non comparire nella relazione di spesa che i partiti sono obbligati a presentare all'Ife, venendo utilizzati per lo più per l'acquisto vero e proprio di voti e votanti. È proprio su questo aspetto che si concentrano gli sforzi economico-finanziari maggiori, «poiché è su questo aspetto che i politici scommettono per trionfare», dice Chacón.
Basti pensare, ad esempio, che per quanto riguarda le elezioni del 2006 – quelle che portarono alla Presidenza Calderón attualmente in corso - il Pan «notificò zero pesos di finanziamenti privati». «Sarebbe assurdo», continua il giurista, «pensare che i finanziamenti pubblici siano sufficienti per finanziare le attuali campagne elettorali. L'unica cosa che questo esempio rivela è che non abbiamo un meccanismo per vigilare sui finanziamenti privati così come possiamo fare con i finanziamenti pubblici».
Ma come evitare, dunque, che le prossime elezioni si trasformino nelle prime narco-elezioni della storia messicana?
«Normalmente si affida alle unità di controllo degli organi elettorali il compito di “blindare” le campagne elettorali dal denaro dei narcos, ma queste non sono né agenzie ministeriali di indagine né poliziotti; sono le aree di intelligence e di sicurezza dello Stato le responsabili di tali indagini».
Per questo, secondo Chacón, è necessario ripensare l'intero sistema di monitoraggio, il cui primo passo potrebbe essere l'obbligo di pubblicazione delle relazioni di spesa, altrimenti c'è il serio rischio – come già avvenuto in precedenti elezioni – che i partiti possano modificare i conti rendendoli più consoni alla legge.
Per fare questo, però, bisogna che ci siano almeno due elementi: innanzitutto che l'Ife trasformi i propri revisori dei conti in “segugi”, al fine di raccogliere le prove di quanto speso, rendendo obbligatorio, per partiti e candidati, comunicare alla commissione elettorale date e luoghi delle loro attività politiche. In tal senso, però, è di fondamentale importanza che venga coinvolta la popolazione, in quanto le autorità non riescono – anche per una semplice questione numerica – a coprire tutti gli eventi elettorali svolti dai partiti.
Ultimo aspetto che è necessario modificare, conclude alla fine Chacón, è che ci sia la volontà politica di modificare questa situazione. «Se non procederemo con queste azioni, rimarrà il sospetto che il nostro processo elettorale possa essere “iniettato” (“inyectado” è il termine usato, ndr) con fondi illeciti».
(foto: LaPresse)
Andrea Intonti