Estero

Messico, di giudici collusi e "muschilli"

CITTÀ DEL MESSICO, 30 OTTOBRE 2011 – Quando si parla di giornalisti messicani, lo si fa per lo più per raccontarne le minacce o, peggio, l'omicidio. Oggi, invece, ne parliamo per una buona notizia. La Fundación Internacional de Mujeres en los Medios de Comunicación (IWMF, Fondazione Internazionale delle donne nei mezzi di comunicazione), lunedì scorso ha infatti consegnato il premio “Courage in Journalism” alla direttrice del settimanale Zeta, Adela Navarro Bello (nella foto), in quanto continua a raccontare i cartelli nonostante due giornalisti del settimanale siano stati uccisi e lei stessa sia stata minacciata.[MORE]
 

«È meglio non pensare di avere paura, perché con la paura non si fa giornalismo, si pensa solo ad amministrare l'informazione e a cosa conviene pubblicare in base a questo timore», dice la giornalista, da sei anni alla guida del settimanale e che l'anno scorso ha ricevuto, a Ferrara, il premio Anna Politkovskaja.


«Abbiamo un impegno preso 31 anni fa con la fondazione del settimanale Zeta. Un impegno con chi ci ha preceduto, con chi ha dato la vita e con la nostra società» ha dichiarato, ricordando Héctor Félix, co-fondatore del settimanale assassinato nel 1988, ed il co-editore Francisco Ortiz, assassinato nel 2004 ed accettando il premio a nome di tutta la redazione del settimanale.

Narcocavilli. Proprio il settimanale Zeta, nelle scorse settimane, ha raccontato la storia di Hugo Carlos Mendoza Núñez, promosso per aver fatto male il suo lavoro. Ma partiamo dall'inizio. Il 26 luglio 2007 René Pinal, imprenditore, denuncia l'espropriazione di 244 ettari di un terreno, recuperato al mare, in una zona conosciuta come “San Cristóbal”, a Cabo San Lucas (all'estremo sud dello stato della Bassa California del Sud) facenti parte di un terreno – 857 ettari – acquistato nel maggio 1983 da María Cristina Orduño Durán per 450mila dollari. All'interno dell'appezzamento,


Punal creò un campo per tartarughe, creando un associazione per la tutela di questa specie. Per rientrare degli investimenti, decise di mettere in vendita 100 ettari della sua proprietà. Il primo interessato fu il suo vicino, Dagoberto Gil Tlatelpa, che di mestiere comprava e rivendeva terreni rustici della zona a clienti per lo più stranieri e che da subito presentò a Pinal alcuni acquirenti, tra i quali Carlos Antonio Sosa Valencia, interessati al terreno. Qualche mese dopo – e torniamo al momento della denuncia – René Pinal riceve una telefonata, dall'altro capo tal Mike Houston, che aveva saputo da Dagoberto Gil Tlatelpa dell'avvenuta vendita del terreno. Hugo Carlos Mendosa Núñez, davanti al quale fu presentata la denuncia, incolpò di falso proprio Pinal, reo a suo dire di aver usato false generalità (il suo nome corretto sarebbe infatti René Julio Aguirre Pinal) che lo ha costretto a trasferirsi a San Diego, in California.



Il processo è ancora in corso, e per adesso la proprietà resta nelle mani di Carlos Antonio Sosa Valencia, che è tra le altre cose anche il rappresentante legale di Héctor Beltrán Leyva (sotto pseudonimo di Mario) e la possibilità che Hugo Carlos Mendoza Núñez abbia svolto il suo lavoro favorendo il cartello è più che una voce di corridoio. Che la promozione a Procuratore capo della zona sud dello Stato sia arrivata per volere del cartello, è quello di cui si sta occupando la magistratura.
 

Narconiños. Così come accade per i “muschilli” della camorra, sempre più si abbassa l'età dei giovani narcotrafficanti messicani. La scorsa settimana, infatti, è stato arrestato “El Gallo”, identificato come uno dei leader del narcotraffico di Isla Mujeres nonostante abbia solo 15 anni, accusato del duplice omicidio di Analí Bautista Valente detta “La Gorda” e Irasema Domínguez Castellanos, conosciuta come “Erika”, 28 e 23 anni, presunte spacciatrici torturate ed uccise per aver cercato di mettersi in proprio.


Nel suo racconto la storia di tanti, troppi ragazzi che vedono nella criminalità l'unica possibilità per vivere. Si descrive come un ribelle, uno che non andava a scuola, e quelle poche volte che ci andava contestava i maestri. Dopo essere stato espulso dalla seconda scuola, l'ingresso nel mondo del lavoro, sette mesi da carpentiere. Da quattro vende droga. Tra le 13 e le 14 andava davanti le scuole a spacciare, alle 19 in carpenteria. Alle 21 di nuovo a spacciare. Solo con lo spaccio riusciva a guadagnare tra i 700 e gli 800 pesos.

L'ennesima scissione. Stando a quanto sostiene l'agenzia Stratfor, nei prossimi mesi è più che possibile una nuova scissione all'interno dei cartelli. Secondo la relazione sui cartelli del 2011, infatti, all'interno del Cártel del Golfo si starebbe creando una scissione tra il gruppo dei “Los Metros”, il cui leader sarebbe Jorge Eduardo “El Coss” Costilla Sánchez e i “Los Rojos” (“i rossi”), scissione che – stando al report – dovrebbe avvenire in un periodo compreso tra i prossimi 3 ed 8 mesi. Il ritrovamento, lo scorso 3 settembre, del corpo di Samuel Borrego Flores, “titolare” della piazza di Reynosa del cartello, sarebbe un evidente segnale di questa scissione.

 

Andrea Intonti