Chiesa e Società

Messaggio augurale del Presidente della CEC Mons. Vincenzo Bertolone

CATANZARO, 25 DICEMBRE- Carissimi fratelli e sorelle di Calabria, si avvicina col passo impetuoso del tempo un altro Natale. L’attesa, comunque vissuta, sta per terminare di fronte alla grotta con il divino Bambino che viene a portare la luce dell’amore e della speranza. Ma la Natività è divenuta evento frettoloso, abitudinario, in un mondo che ha perso la pazienza ed il gusto dell’attesa monetizzando ogni valore, anche trascendente, e non considera le cose che non hanno un prezzo e fanno perdere tempo. E così il Natale è per tanti solo una data segnata con un cerchio rosso sul calendario, occasione di grandi tavolate, scambio di doni ed incontri, e poco o nulla più. E tale è anche per una quotidianità che toglie fiato e respiro e spesso e volentieri ogni barlume di fiducia, come spesso accade proprio nelle nostre terre. Non serve ripetere, a mo’ di litanie, le statistiche sulla disoccupazione, l’emigrazione, la fuga dei nostri giovani, la povertà in aumento. Viviamo giorni avari di sole, che é nascosto nel buio della miseria umana e materiale, voluta dalla potenza di pochi per la disperazione di tanti.

Eppure, è proprio in questo contesto, all’apparenza arido, che la speranza fa capolino grazie ai suoi semi già messi a dimora. È il Natale che arriva, come pioggia salvifica e benefica, fecondatrice di campi dove oggi prevale la zizzania, ma dove - non senza fatica - non tarderanno a crescere e diffondersi i fiori della rinascita. Nel segno della Nativita’ noi rigettiamo un destino di catene e di indifferenza per la Calabria. Lo diciamo ai giovani sfiduciati, che debbono inchinarsi di fronte a certi adulti che chiedono loro o di uniformarsi alla mediocrità o di far le valigie ed andar via. E lo diciamo pure ai loro genitori, affinché ricordino i sogni coltivati quando li dettero alla luce: chissà che non ritrovino la forza di combattere per sé e per gli altri. Insomma, è un messaggio per tutti, memori di quanto l’apostolo Paolo ci ricorda, cioè che, pur se «non di tutti è la fede», tra tutti è pur sempre possibile tessere cammini di pace, di giustizia, di perdono, di ascolto reciproco. Serve, una bussola, per orientarci, per riconoscere il prossimo, relegato negli angoli bui delle strade perché diverso da noi per la pelle di altro colore, perché vestito di stracci, o malato o anziano e comunque “scarto” d’una società che riconosce solo chi si omologa ai cliché del potere. Dobbiamo imparare a riconoscere la povertà che affolla le nostre strade, e spesso anche le nostre vite per ritrovare il sano coraggio di accettarla e guardarla in faccia.

Rialzati, Calabria: è questo il grido d’affetto che rivolgo ai calabresi, indistintamente e senza menzioni particolari: chi svolge o ricopre incarichi di particolare responsabilità, saprà guardarsi dentro per trovare un supplemento di impegno che gli è richiesto per il ruolo che svolge? Nostra bella e nobile Calabria, riprendi a camminare con le tue gambe, senza indugi: basta guardare a Cristo Gesù fattosi uomo per dare vita ad una nuova creazione e ad una nuova umanità. Non è una fiaba o un’invenzione, la Natività: è un canto alla vita e non solo una memoria del passato, per quanto liturgica e sacramentale; non è un insieme di dottrine, di dogmi, un oggetto di studio; non è, insomma, un personaggio della storia, ma il Figlio di Dio, una persona vivente ed esistente, anche se invisibile agli occhi del corpo. Se ciò avviene, Cristo nasce in noi; è avvenuto un salto di qualità nel nostro rapporto con Lui .

Provaci, Calabria: non cedere onore e dignità, ma riprenditi il futuro. E non temere il tempo che verrà, carico di sfide ancor più difficili: negli occhi dei tuoi figli che partono senza più tornare c’è la ragione di una resistenza che smetterà d’essere indignazione celata per diventare occasione di riscatto e costruzione di alternative capaci, coerenti, credibili. Nel tuo non facile cammino, Calabria mia, ti sia d’aiuto la luce di Cristo Gesù. Sia Lui il faro che illumina ogni passo, il sole che rischiara l’orizzonte per sempre e al quale tendere, la luce che squarci una volta per sempre le tenebre ed i lacci che ti tengono avvinta. Gettare il cuore oltre l’ostacolo, sperare contro ogni speranza, vivere per amare: sia questo il nostro Natale. A tutti ed a ciascuno, di cuore, buon Natale. Catanzaro, 24 dicembre 2018  Vincenzo Bertolone, S.d.P. Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace Presidente CEC