Parola e Fede

Mercoledi della quarta settimana di Quaresima: Cristo ascolta il Padre e il cristiano ascolta Cristo

 Il Vangelo di oggi è l’esatta continuazione del Vangelo di ieri. Cosa era successo ieri? A Gerusalemme, alla piscina Gesù guarisce il paralitico in giorno di sabato. Il Vangelo termina con la motivazione dei giudei sul desiderio di togliere di mezzo Gesù perché faceva tali cose di sabato. Il Vangelo di oggi è la risposta di Gesù a quell’affermazione. Vediamo insieme cosa risponde Gesù.[MORE]


Ma Gesù disse loro: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco».
Gesù lascia per un attimo la terra e i suoi miracoli e ci conduce in Ciel dove c’è il Padre. Lui imita sempre il Padre. Oggi è sabato e Dio nel suo Cielo sta agendo, sta lavorando. Se Dio lavora nel Cielo, Gesù può lavorare sulla terra.
Dobbiamo essere perfetti come Dio. Perfetti nel lavoro e perfetti nel riposo. Perfetti nell’amore, nella misericordia, nella bontà del cuore, nella pietà, nella compassione. Noi non abbiamo occhi di Spirito Santo per vedere il Padre che opera oggi per la nostra salvezza. Gesù invece aveva gli occhi dello Spirito Santo, gli occhi di Dio, e con essi vedeva il Padre che agisce oggi per il bene dell’umanità.
Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù aggiunge capo d’accusa ad altro capo d’accusa. Le parole proferite da Gesù irritano i Giudei, i quali rafforzano nel loro cuore la volontà di uccidere Gesù.


Se prima questa volontà di ucciderlo era forte, dopo queste parole, la volontà è divenuta fortissima. Prima Gesù era visto da loro solo come un violatore della Legge del Sabato, un trasgressore dei Comandamenti del loro Dio e Signore. Ora lo vedono anche come un idolatra, un insolente bestemmiatore.
Lo vedono come uno che chiama Dio suo Padre e si fa uguale a Lui.


Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo.


Questo versetto si compone pertanto di due verità essenziali:
Prima verità: se il Figlio è sempre dal Padre, il Figlio senza il Padre non può fare nulla. Il nulla è assoluto.
Seconda verità: per agire, per operare il Figlio deve guardare il Padre. Osservando il Padre, il Figlio fa ciò che fa il Padre e lo fa allo stesso modo, senza modificare in nulla l’opera da eseguire. Il Padre è il modello perfetto di Gesù.


Perché possiamo comprendere questa verità, un aneddoto di vita vissuta ci potrà aiutare.
Un giorno ero seduto a tavola e osservavo come un bambino di appena 3 anni, mangiando, prendeva con la forchetta le foglie di basilico e le poneva sul lato del piatto. Non le mangiava. Le metteva da parte.
Mi chiedo: questo gesto non può essere di un bambino. Di sicuro c’è un adulto che lo compie. Osservai e vidi che nessuno compiva quel gesto.
Il giorno dopo c’era il papà di quel bambino e mangiando, osservai, che anche lui, allo stesso modo del figlio, compiva lo stesso gesto rituale. Prendeva con la forchetta le foglie di basilico e le poneva sul margine del piatto. Neanche lui le mangiava.
Il figlio faceva tutto ciò che vedeva fare al padre. Era il padre il modello del figlio. Il padre mai aveva detto al figlio che le foglie di basilico non si mangiano, perché lui non le mangiava. Il figlio osservava, vedeva, agiva allo stesso modo, con la medesima attenzione e circospezione.
Un giorno mi trovai in un luogo assai distante dal primo. Ero a tavola e vidi che il nonno del bimbo compiva lo stesso gesto, con gli stessi movimenti. Capii allora l’origine del tutto: Nonno, papà, figlio.


Questo aneddoto serve a farci comprendere cosa Gesù ci vuole insegnare della sua relazione con il Padre suo. Gesù si paragona ad un bambino che entra per la prima volta nella bottega del Padre suo. Non sa niente dell’arte e del mestiere. Non conosce nulla degli attrezzi e degli utensili di lavoro. Una cosa però la sa: il Padre suo è il Maestro in ogni cosa. Come fare per agire e per agire bene? Basta mettersi in osservazione del Maestro. Lo si osserva, lo si imita, si compie l’opera allo stesso modo che il Maestro la compie.


Ciò che il Padre fa Lui lo fa. Come il Padre lo fa Lui lo fa. Così anche ciò che Cristo fa, ogni discepolo lo deve fare. Cristo imita il Padre, il cristiano imita Cristo.
Il popolo dei figli di Israele pecca se lavora di sabato perché Dio di sabato si è riposato. Si è risposato nel creare. Non si è riposato nell’amare. Per amare non c’è riposo. Dio ama sempre ed anche il Figlio ama sempre. Le opere di carità si possono compiere sempre, perché Dio sempre le compie.


Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.


Essendo Gesù sempre e in tutto dal Padre, il suo giudizio è vero, perché è sempre conforme ai criteri di verità e di giustizia, di volontà e di santità che sono del Padre.
Questo ci deve fare concludere che il giudizio dei Giudei e il nostro giudizio mai potrà essere vero se non viviamo come Gesù, se cioè noi non diveniamo eterni ascoltatori della sua voce e della sua volontà.
Il nostro giudizio sarà vero – e per giudizio si intende anche la decisione che prendiamo nel fare una cosa – se proviene dall’ascolto di Cristo Gesù. Se non è generato dal suo ascolto perenne, il nostro giudizio è falso. Se è falso, con esso possiamo anche rovinare un’anima.


Un giudizio pastorale che noi facciamo se non è generato in noi dal perenne, costante, eterno ascolto di Gesù Signore, alla fine si rivela un vero disastro per le anime da salvare.
Sappiamo quale fu il giudizio dei Giudei su Cristo Gesù. Lo accusarono di bestemmia e lo condannarono a morte. Sappiamo quale fu il loro giudizio sulla sua intera missione: lo reputarono un impostore, un ingannatore, un mentitore.
Questa verità dovrebbe essere per noi motivo di seria riflessione, dal momento che anche noi ogni giorno siamo chiamati a giudicare la storia e ad orientarla verso la verità, la giustizia, la più grande santità. Se tutto non nasce in noi dall’ascolto di Cristo Gesù, siamo la rovina del mondo e delle anime.


Don Francesco Cristofaro