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Meloni difende la Corte dei Conti: 'Seguiamo l'eredità di Draghi' e annuncia agenda a 5 anni

Meloni: 'Corte dei Conti? Facciamo quello che ha fatto Draghi' 'Il mio orizzonte è di 5 anni', ha detto la premier nel corso di un'intervista a Quarta Repubblica

Giorgia Meloni difende la stretta sulla sulla Corte dei Conti inserita nel decreto sulla pubblica amministrazione all'esame della Camera. In un'intervista a Quarta Repubblica ci tiene anche a precisare che la paternità delle norme non è del suo esecutivo ma di Mario Draghi: "Sommessamente osservo che facciamo quello che ha fatto il precedente governo", scandisce la premier che poi non esita a definire la sinistra "molto in difficoltà. Loro - sottolinea - dicono che c'è una deriva autoritaria sulla Corte dei conti che invece continua a fare i controlli, fa la relazione semestrale e nessuno le ha messo un bavaglio".

Parole smentite da Debora Serracchiani, capogruppo Pd ai tempi del governo Draghi: l'ex governatore "non ha eliminato il controllo concomitante della Corte dei Conti. Anzi, è il contrario, l'introduzione di quel controllo è stato uno dei punti più alti dell'attività parlamentare". Il tono netto di Giorgia Meloni non cambia quando parla più nel dettaglio della segretaria del Pd, "quello che mi ha colpito - osserva parlando di Schlein - è che abbia detto che abbiamo un problema col dissenso: se il segretario del Pd, del secondo partito italiano non distingue tra dissenso e censura allora abbiamo sì un problema". E mentre "la sinistra parla di deriva autoritaria", prosegue nell'intervista, "l'Italia è la nazione che cresce di più in Europa, ha raggiunto il suo record storico di numero di occupati. Tutto questo deriva da molte cose, certo, ma dopo 7 mesi di governo dimostra che c'è una solidità che libera le energie".

Ed è proprio il governo il secondo macrotema affrontato dalla premier. L'intenzione è ovviamente quella di arrivare alla fine della legislatura: "Penso di avere un vantaggio, che è il tempo: io sono a capo di una maggioranza solida, mi do 5 anni di orizzonte". Questo non vuol dire però scendere a patti con "i diavoletti" (come li chiama Nicola Porro, il conduttore della trasmissione) "certo - è la premessa - devi cercare soluzioni praticabili, ma non ho cambiato idea rispetto a quello che dissi qui in trasmissione due anni fa: se per privilegiare me stessa devo svendere me o la nazione, io non sono disposta a farlo".

Meloni rivendica poi quanto fatto fino ad ora dal suo esecutivo: "Perché faccio il giro del mondo? Cosa vado a fare? Vado a difendere l'interesse nazionale italiano", sottolinea aggiungendo "faccio un accordo, dico una cosa e la faccio: non sono l'Italia spaghetti e mandolino che dice di sì e sorride nelle foto e poi si fa fregare tutto o prova a fregarti. Voglio un'Italia che cammini a testa alta nella storia e credo che con questa capacità di stringere rapporti si portino i risultati". La presidente del Consiglio annuncia quindi la visita in Tunisia: "è in difficoltà. Vive una situazione molto delicata perchè rischia un default finanziario e chiaramente se va giù il governo tunisino vivremo uno scenario assolutamente preoccupante.

Ed è questo lo scenario su cui lavoriamo", dice, nessun tentennamento poi sul sostegno all'Ucraina su cui la premier è disposta anche a perdere un pezzo della "popolarità. La mia coscienza mi dice che sull'Ucraina il modo migliore è fare esattamente quello che stiamo facendo". In un sistema multilaterale e globalizzato" si "lavora innanzitutto sul piano internazionale perchè nessuno può pensare di fermare il vento da solo con le mani. Quindi le relazioni sono importanti e la collaborazione richiede credibilità, affidabilità e serietà". (Ansa)