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Meduse, i rimedi contro l'invasione ed i possibili usi

NAPOLI, AGOSTO 2017 – La previsione dei biologi marini francesi ed italiani per l’estate 2017 sembra si stia avverando. Sempre più meduse, infatti, stanno popolando e continueranno a popolare il mar Mediterraneo. Stando ad alcuni studi oceanografici, sarebbero tra 1 e 10 le tonnellate di meduse in media per chilometro quadrato nel mare nostrum. Cifra, questa, che sale vertiginosamente se si prendono in considerazione le prime centinaia di metri d’acqua.[MORE]

Solo nel primo mezzo chilometro, infatti, si è arrivati a registrare una densità di meduse dalle due alle dieci per metro, con una media di 300 per 500 metri di braccio di mare.

LA PROVENIENZA – La “porta” all’ingresso delle meduse nel mar Mediterraneo, come è semplice immaginare, è lo stretto di Gibilterra. Da lì, sospinte dalla corrente, risalgono le acque dalle coste del nord Africa fino alla Liguria ed alla Costa Azzurra, per poi distribuirsi sulle coste Europee.

A dispetto di quanto possa pensarsi, tuttavia, la presenza delle meduse a ridosso delle aree più affollate dai bagnanti, e dunque dalle spiagge, non è connessa ad una loro peculiare attitudine. Si tratta infatti del risultato dell’azione combinata di venti e correnti, che porta questi animali a ridosso del bagnasciuga.

LA SOLUZIONE – Risolvere la problematica meduse è una questione all’ordine del giorno ogni estate nei Paesi maggiormente frequentati dal turismo balneare. Dopo i tentativi, falliti, di creare un vero e proprio meteo meduse (tale da causare danni all’economia delle località a rischio presenza di queste ultime), un’interessante proposta è arrivata da un biologo francese.

Considerata infatti la crescita smisurata della popolazione di meduse, dovuta in particolar modo all’alterazione del naturale ciclo biologico causata dalla pesca e dall’inquinamento, una possibile alternativa sarebbe servirsene per fini utili all’uomo, regolandone contestualmente il numero.

Non si tratterebbe, dunque, di eliminare integralmente le meduse dai nostri mari (il che cagionerebbe danni inestimabili all’ambiente), bensì di pescarle ed utilizzarle, entro certi limiti, tanto per la realizzazione di alimenti quanto per la produzione di creme e cosmetici. Se e come si renderà necessaria una tale soluzione lo diranno le prossime settimane di estate, quelle tradizionalmente più frequentate dai turisti.

Paolo Fernandes

Foto: ormeggionline.com