Cronaca
Medio Oriente: l'eco della protesta raggiunge anche Teheran
TEHERAN, 15 GENNAIO - Scene di guerriglia per le strade; un morto accertato e centinaia di feriti; un console spagnolo arrestato; fonti ufficiali di informazione inesistenti o inattendibili; il sostegno Usa ai manifestanti che arriva tramite un social network.
Questo è lo scenario cinematograficamente apocalittico generato dalle prime ore di dissenso nelle piazze iraniane.
Dopo il già lontano dicembre 2009, quando gli oppositori del regime si radunarono in una simbolica onda verde per manifestare contro la rielezione di Ahmadinejad, quella di questi giorni è la prima volta che torna a farsi sentire la voce della protesta, riattizzata dalle sirene di un cambiamento possibile proveniente dai vicinissimi Egitto e Tunisia.[MORE]
Manifestazioni spontanee, in sostegno delle rivolte negli altri paesi arabi, sono spuntate nelle principali piazze della capitale, ma anche in altre città quali Isfahan e Shiraz. La reazione delle milizie governative è stata immediata e violenta, con pesanti lanci di lacrimogeni, cariche e arresti di massa: ad ora, il bollettino recita un morto, centinaia di feriti e almeno 250 arresti.
Il governo si giustifica parlando di manifestazioni non autorizzate e di gruppi di oppositori facinorosi, a cui tra l’altro viene imputato l’unico decesso di questi primi scontri.
Ma la realtà è un caos di difficile decifrazione, non agevolato dal buco nero in cui è costretta la stampa internazionale: uniche fonti di informazione rimangono i giornali filogovernativi (poco affidabili) e le testimonianze oculari raccontate tramite il web. Non è un caso che gli Stati Uniti abbiano scelto come canale comunicativo per sostenere la legittimità di manifestare dei cittadini iraniani Twitter, il social network di maggiore impatto a livello mondiale. Il Diparimento di Stato americano, poco complice durante la prima rivolta del popolo verde iraniano (nel 2009), si accorge oggi che nuove convergenze in territorio mediorientale incoraggiono un atteggiamento più spregiudicato anche in rapporto alle questione Iran: il regime viene addirittura accusato di ipocrisia, perché solo di facciata appoggia la rivolta antigovernativa egiziana, mentre di fatto reprime con la forza ogni accenno di solidarietà dei manifestanti del proprio paese.
Nel frattempo, nel disordine generale provocato dagli scontri di piazza, viene arrestato ieri il console spagnolo in Iran, Ignazio Perez-Cambra, accusato di aver assistito alla manifestazione non autorizzata dell’opposizione riformista nel centro di Teheran: ma il console, che aveva accompagnato l’ambasciatore spagnolo per la strada principale di Enghelab, non aveva infranto i limiti imposti dalla Convenzione di Vienna. Così, dopo tre ore di detenzione, vissute fra momenti di grande tensione e lunghe discussioni protocollari, il console viene finalmente rilasciato. Sarà poi lui stesso a raccontare la sua disavventura.
La nota maggiormente interessante, forse, a questa vicenda, è il nuovo modo di comunicare una rivoluzione: l’eco delle rivolte rimbalza tra le montagne di internet, parte dai blog egiziani, si catapulta sui siti occidentali e poi di nuovo in piacchiata nel marasma iraniano, in una continua ricerca di uno sfogo democratico.