Cronaca

Maxi operazione contro la camorra. Indagato anche l'ex parlamentare Pdl Cosentino

NAPOLI, 6 DICEMBRE 2011 – Sono 55, le ordinanze di richiesta cautelare, emanate in tutta Italia, dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli, nell’ambito di un’inchiesta anticamorra contro numerosi esponenti del clan dei casalesi e dei suoi alleati. Tra gli indagati, ci sarebbero esponenti del mondo, imprenditoriale, bancario e politico, sia a livello nazionale sia locale. In proposito è stato chiesto l’arresto per Nicola Cosentino.[MORE]

L’indagine, che vede indagate in tutto una settantina di persone, è stata sopranominata “Il principe e la scheda Ballerina” e riguarda l’infiltrazione del clan dei casalesi nella pubblica amministrazione. Alla base ci sarebbe la promessa di posti di lavoro, in cambio di voti ai partiti ‘amici’ del clan. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Egle Pilla, su richiesta dei Pm Henry John Woodcook, Antonio Ardituro, Francesco Crucio. Il fascicolo di oltre 1000 pagine, contiene i numerosi illeciti contestati, che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al riciclo, alle accuse di corruzione, tutti reati aggravati dall’articolo 7, per aver favorito la criminalità organizzata.

Nell’ambito di questa inchiesta, è stato richiesto anche l’arresto di Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’economia, la misura è stata presentata alla Camera, che deve concedere l’autorizzazione, per procedere all’arresto. Questa è la seconda volta, che Cosentino, si trova indagato, per una sospetta affiliazione con il clan dei casalesi, la prima volta, la Camera, aveva votato contro l’arresto. L’accusa, in questa inchiesta, riguarda delle pressioni, che l’ex parlamentare avrebbe fatto, su dei funzionari di un’agenzia Unicredit di Roma, per concedere dei fidi a imprenditori facenti parte dei casalesi.

L’indagine è partita da Casal di Principe, roccaforte del clan, nel quale alcuni imprenditori, avrebbero promesso di costruire un centro commerciale, che avrebbe portato numerosi posti di lavoro. Per farlo sono stati richiesti dei fidi bancari e nonostante l’ottenimento di tali prestiti, avuti, come sospettano gli inquirenti, grazie alle pressioni politiche, i lavori non sono mai iniziati. I posti di lavoro fantasma, sarebbero poi stati utilizzati come merce di scambio, per ottenere voti politici.

Stefania Schirru