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"Igiene della visione", di Martial Raysse - Futurologia

VENEZIA, 02 GIUGNO 2015 – «Il ruolo sociale del pittore? Mostrare la bellezza del mondo per incitare gli uomini a proteggerlo, ed evitare che si dissolva», è una citazione di Martial Raysse (classe 1936), illustre pittore francese, al quale Palazzo Grassi dedica una retrospettiva, Martial Raysse. Futurologia, a cura di Caroline Bourgeois e in collaborazione con lo stesso artista - fino al 30/11/2015.[MORE]

Circa 350 opere, molte delle quali presentate al pubblico per la prima volta  e lontano dalla Francia, ripercorrono il percorso artistico di un maestro senza etichette, sperimentatore instancabile (vincitore, per la pittura, del prestigioso Praemium Imperiale 2014), fra dipinti, piccole sculture, disegno, neon, installazioni, film, in dialogo fra loro e con la storia dell’arte, non senza una nota di humor, immancabile come i temi cari dall’inizio di una carriera lunga e luminosa, quali il ruolo dell’artista, la politica o il consumismo.

L’allestimento, 2015-1958 / 1958-2015, non segue un andamento cronologico, ma, «a ritroso», parte dalla produzione più recente, «da un punto di vista contemporaneo»: «È nostra convinzione - spiega la curatrice -, in effetti, che i lavori a noi più vicini modifichino il modo in cui osserviamo i precedenti, assicurando una maggiore profondità dello sguardo e rilanciando la questione del ruolo della pittura e di quello dell’artista. Come afferma acutamente Giorgio Agamben, “Appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale; ma, proprio per questo, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace piú degli altri di percepire e afferrare il suo tempo”».

«L’esposizione - continua la Bourgeois - rende inoltre visibile l’enorme lavoro sotteso a una tale opera, che – al di là della creazione di “begli oggetti” – mira a proporre una sorta di filosofia della vita. Attraverso la radicalità dei colori, la libertà di elaborazione, Martial Raysse ci fa vedere la bellezza del mondo, la necessità che ciascuno vi trovi il proprio ruolo, la responsabilità del singolo nei confronti degli altri e della comunità […] Le opere più recenti illuminano di nuova luce quelle della giovinezza ed espongono la loro radicalità, provocando un vero e proprio choc visivo. L’artista, attraverso l’uso di colori e pigmenti puri, propone uno sguardo altro sul mondo – quell’“igiene della visione” sviluppata fin dagli anni sessanta – e ci insegna a vedere, in quanto “essere moderni significa prima di tutto vederci più chiaro”» (dalla prefazione al catalogo della mostra).

Domenico Carelli

(Foto: courtesy PCM Studio, di Martial Raysse, “Make up”, 1962, Collezione privata)