Parola e Fede
Martedì della prima settimana di Quaresima: Signore non ci abbandonare nella tentazione
La forza della preghiera del cristiano non sono le sue parole. Quante ne dice, se ne dice poche o molte al Signore. La forza della preghiera è la ricchezza della sua fede e del suo amore. È anche la costanza che non smette mai di chiedere finché la grazia non sia concessa.
La forza della preghiera del cristiano è il suo cuore. Se è il cuore, il cuore non ha bisogno di parole. Il cuore si presenta dinanzi al Signore e basta.[MORE]
Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Il nostro Dio è il “Padre nostro”, Padre di ogni uomo, Padre dell’umanità intera, Padre di tutto il genere umano. Dinanzi al Padre di tutti noi preghiamo per tutti: per ogni uomo, per ogni popolo, per tutte le nazioni, per l’umanità intera.
In questa prima parte del Padre Nostro, dopo aver riconosciuto la paternità universale di Dio, noi chiediamo che sia santificato il suo nome, venga il suo regno, sia fatta la sua volontà, come in cielo così in terra. Il nome di Dio è santo. Il suo regno viene sempre nel mondo ed anche la sua volontà si compie. Questa è verità assoluta. Gesù non ci dice di pregare perché Dio faccia tutte queste cose da Sé stesso. Ci chiede di pregare perché Dio queste cose le faccia in noi e attraverso noi nel mondo intero.
Il nome del Signore deve essere santificato in noi e per mezzo nostro nel mondo intero. Il regno deve venire pienamente in noi e per mezzo nostro in ogni altro uomo. La sua divina volontà si deve fare in terra come in cielo in noi e per mezzo nostro nel mondo. Noi chiediamo a Dio di essere veramente santi, veramente del suo regno, veramente nella sua volontà. Chi recita il Padre nostro deve prendere coscienza di una sola cosa: di lasciarsi santificare dal Signore ogni giorno di più.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
In questa seconda parte noi riconosciamo che il pane è un dono di Dio. Trattasi principalmente del pane materiale. L’altro pane, quello spirituale, lo abbiamo chiesto nella prima parte.
Confessiamo di essere peccatori e di avere bisogno del perdono di Dio e glielo chiediamo. Tuttavia dettiamo a Dio una condizione che è indispensabile compiere perché siamo lavati da ogni macchia di peccato: dobbiamo perdonare i nostri debitori. Se noi perdoniamo, il Padre nostro ci perdona. Se noi non perdoniamo neanche il Padre nostro perdonerà le nostre colpe.
Noi diamo a Dio la misura del suo perdono. Se gli diamo una misura larga, lui perdonerà con larghezza. Se gli diamo una misura stretta, Lui perdonerà con strettezza. Se non perdoniamo, neanche Lui perdonerà le nostre colpe.
C’è sempre il male che è accovacciato davanti alla porta del nostro cuore per tentarci. C’è il male che vorrebbe farci suoi schiavi e prigionieri per sempre. Noi chiediamo al Signore che ci aiuti perché mai cadiamo nella tentazione. Chiediamo anche di essere da Lui liberati sempre dal male che ci minaccia.
Tutta la vita del cristiano è racchiusa nella preghiera del “Padre nostro”. Questa preghiera è perfetta, completa, piena. Ad essa niente si può aggiungere. In essa c’è tutto.
Quando la recitiamo, dobbiamo travasare in essa tutta la fede e tutto l’amore per il Signore. Dobbiamo presentare al Signore il nostro cuore affinché ce lo ricolmi con il suo.