Cronaca

Maroni sui Black Bloc: "Che siano messi tutti in galera"

Roma, 16 ottobre 2011- Cosa sta avvenendo in Italia all’indomani della follìa tra gli indignados dei Black Bloc a Roma? Si pensa ad una soluzione. Lo fanno in verità più i politici, andando oltre il significato della manifestazione dei pacifisti lungo le strade di Roma capitale. La via che collega il Colosseo verso viale Manzoni è ferita e tutta la città cerca una ricostruzione spirituale. Si va alla caccia dei fermo-immagine (ma gli operatori dei TG sono stati assaliti[MORE] dal “blocco nero” e i video sono frammenti, i frammenti sono piccoli e le piccolezze non aiuteranno ad acciuffarli tutti) e le dichiarazioni dei Ministri tuonano come le peggiori minacce ai civili.

Il primo (e unico) che citiamo è il nostro Ministro dell' Interno Maroni. Il suo disprezzo è palese già nei secondi prima di prendere la parola attraverso il suo microfono. E così parla: “Ho chiesto che vengano attentamente visionate le immagini perchè voglio che gli autori delle violenze, che sono dei veri e propri criminali, paghino in maniera esemplare per quello che hanno fatto. Il rischio concreto che ci scappasse il morto c’è stato. Martedì riferiro' al Senato e in quella sede illustrerò le iniziative che intendo assumere per evitare che quanto accaduto ieri possa tornare a ripetersi in futuro”.

Un milione di danni, su per giù, il danno economico stimato, secondo il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Ne ha parlato al TG1 delle 13,30 affermando che nel milione, sono esclusi i danni fatti ai privati.

 I Black bloc sapevano di potercela fare, si erano organizzati bene prima di agire. Il furgone dei Carabinieri era isolato, potevano agire. Lo hanno infiammato. Nessun carabiniere è morto, ma tutti quelli che eran lì per la sicurezza son dovuti scappare per non incenerirsi tra le fiamme. Uno di loro è stato colpito da infarto, secondo le dichiarazioni rese alla rete ammiraglia. Le pietre (i san pietrini di una superficie larga 20 metri cubi) son state divelte. Alcune famiglie che avevano in famiglia una sola auto, perché la seconda non avrebbero potuto permetterserla, hanno perso anche quella. I Black bloc quindi hanno agìto contro i loro stessi simili (in termini di povertà materiale) per condannare un sistema finanziario che non dà futuro. Ma una larga fascia giovanìle che distrugge così, come ha diritto di chiedere questo futuro? Ed infatti lo striscione della loro comparsa vicino via Labicana a Roma, ieri, recitava così “Non possiamo avere il futuro allora ci prendiamo il presente”. Con la differenza che ora c’è qualcuno che vuol “prendere” loro.  E, ora a voi la lettura, di fonte http://agostinoriitano.wordpress.com (stessa fonte foto) per capire come pensano, questi famigerati BLACK BLOC:

Salve, mi presento. Sono un black bloc. O almeno così ci definiscono i media. Perché a noi, di essere definiti, guardate, proprio non ce ne frega niente. Noi siamo poeti solitari della violenza, pirati della contestazione non pacifica, sacerdoti del sanpietrino. Agli altri piace tanto essere definiti. Moderati e riformisti. Di destra o di sinistra.
Agli altri piace tanto essere “-isti”. Essere comunisti, fascisti, futuristi o forzisti, pacifisti, centristi. Agli altri piace tanto. Oh, come piace. A noi non frega niente. Noi arriviamo lì dove regna il canto ironico, lo striscione sarcastico e la battaglia simbolica e portiamo il volto coperto, l’azione fulminea e la fuga precipitosa. Distruggere, distruggere, distruggere. Parlino pure alla tv lorsignori. Noi la tv non la guardiamo. Cinguettino pure di infiltrazioni quei borghesucci di studenti. La protesta o è violenza o non è.

Spacchiamo vetrine, assaltiamo blindati, rincorriamo agenti, bruciamo macchine. Poi ci dileguiamo. Fino alla prossima battaglia. I poliziotti ci aspettano. Noi aspettiamo loro. Solo con lo scontro violento la società dimostra quella che è. Una società violenta e antidemocratica che va abbattuta con la violenza. Pane al pane, vino al vino. Tutto il resto sono chiacchiere. E non venite a parlarci di costruire. A noi non interessa costruire, solo distruggere. La distruzione è l’essenza della libertà, il fiore dell’anarchia. Appena voi, poveri borghesi, iniziate a costruire qualcosa, ecco, allora state ponendo la prima pietra di una dittatura.

Noi siamo senza dèi. Senza religione. Senza leader. Quelli li lasciamo a voi. Masturbatevi pure. Sentitevi al sicuro sotto le coperte della felicità da catena di montaggio. Continuate con l’orgia dell’ipocrisia, del sentirvi buoni, belli e bravi mentre tutto intorno a voi puzza. Di merda. Di morte.

E ora, cari lettori col culo al caldo, riprendete dal comodino le vostre belle convinzioni standardizzate e i vostri sorrisi in serie e tornate alla vostra di democrazia. Io ritorno nella nebbia. Sparisco. Fino alla prossima battaglia. Solitaria”.


Anna Ingravallo