Mare: Sardegna prima per Guida Blu, penultima per Bandiera Blu
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Roma - Il mare è sempre lo stesso ma le classifiche cambiano. Dopo aver esaminato i criteri per l’assegnazione della "Bandiera Blu", abbiamo oggi la possibilità di scoprire i giudizi sulla qualità delle località turistiche italiane della “Guida Blu” di Legambiente e Touring Club.
Anche per l'estate 2010 è la costa tirrenica a rappresentare la migliore offerta turistica balneare. Le località che conquistano il massimo riconoscimento, le cinque vele, sono 14 e 42 se ne aggiudicano 4. Con una media di 3,4 vele per località la Sardegna, anche in questa edizione, guida incontrastata, seguita dalla Puglia con 3,2 vele per località. La Toscana si attesta invece a quota 3,1.Bene soprattutto la Campania che risale la classifica superando Sicilia ed Abruzzo, Basilicata e Marche.[MORE]
Sono 14 le località balneari italiane promosse a pieni voti che si aggiudicano le ambite cinque vele: Pollica, Cinque Terre, Ostuni, Capalbio, Castiglione della Pescaia, Nardò, Salina, San Vito lo Capo,Capraia, Bosa, Baunei, Posada, Otranto e Noto.
Ma perché la Sardegna, quasi fanalino di coda per bandiere blu, comanda questa classifica?
Semplice, i criteri di giudizio sono diversi.
Diamoci un ‘occhiata:
Innanzitutto secondo “Guida Blu” la bontà di una località balneare non è fatta soltanto dal mare pulito, ma da tanti altri fattori: la qualità delle strutture ricettive, la presenza di un bel centro storico e di una buona offerta enogastronomica, la vicinanza con luoghi di interesse storico-artistico o naturalistico. I consigli proposti dalla Guida Blu considerano ognuno di questi aspetti, utilizzando un criterio che attribuisce ai comuni prescelti, da un massimo di cinque vele a un minimo di 1 vela.
Complessivamente gli indicatori considerati sono 128, provenienti da numerose banche dati tra cui Istat, Ancitel, Sist, Cerved, Ministero della Salute, Enit, Touring Club, Enel, Istituto Ambiente Italia e naturalmente da Legambiente, sono raggruppati in macroaree secondo i requisiti chiave definiti in ambito europeo anche con il contributo della Associazione VISIT. In particolare le macroaree sono le seguenti:
1. Uso del suolo, degrado del paesaggio, biodiversità, attività turistiche.
Degrado del paesaggio causato da processi disordinati di urbanizzazione. Presenza di aree naturali. Presenza e conservazione del centro storico, arredo urbano, aree verdi, lungomare, ecc.
2. Stato delle aree costiere
Presenza e misura del sovraffollamento delle zone costiere determinato dai turisti, percentuale di costa non edificata fino a un km dall'acqua su tutta la linea costiera.
3. Accessibilità alle destinazioni e mobilità locale.
Aumento o diminuzione della pressione del traffico determinata dal turismo. Andamento e incidenza della durata del soggiorno.
4. Consumo e produzione di energia.
Consumi energetici della località, percentuale di approvvigionamento da fonti rinnovabili.
5. Consumi idrici e sistemi di trattamento delle acque reflue.
Pressione sulle risorse idriche locali, unità abitative o produttive collegate ad impianti di depurazione delle acque di scarico, scarichi a mare abusivi, crisi idriche, ecc.
6. Produzione e gestione dei rifiuti.
Presenza di iniziative in direzione della riduzione dei rifiuti.
7. Iniziativa per il miglioramento della sostenibilità.
Presenza di un sistema di gestione ambientale dotato di strumenti di monitoraggio della strategia turistica, inventario dei siti di interesse culturale e naturalistico.
8. Sicurezza alimentare e produzioni tipiche di qualità.
Presenza di un sistema di distribuzione e somministrazione di prodotti provenienti da coltivazioni biologiche e/o a basso impatto ambientale. Disponibilità di prodotti artigianali tipici e locali.
9. Opportunità e qualità della vacanza.
Qualità delle acque di balneazione, stato delle spiagge, pulizia del litorale o altro.
10. Struttura sanitaria e sociale.
Condizioni di vita della popolazione locale, accettazione del turista da parte della popolazione locale, sicurezza generale del turista, qualità e disponibilità dei servizi pubblici generali.