Cronaca
Manifesto funebre di un operaio suicida: la famiglia ringrazia lo Stato
SALERNO, 03 MAGGIO 2013- Nicola Carrano era un operaio edile della provincia di Salerno. Aveva 62 anni, una moglie, tre figli e un fardello troppo grosso da trainarsi in spalla: da un anno aveva perso il suo lavoro, si sentiva solo, fallito, spogliato della sua dignità di uomo e di padre. Per mesi, lunghi come anni, si è portato dietro la sua tara di amarezza e senso di inutilità; per mesi ha scalato il suo insormontabile Golgota, moderno Cristo tra uno stuolo di poveri cristi i quali, tutti assieme, condividono una croce che così difficilmente si lascia condividere. Poi, come tanti altri, non ha retto più e con un cappio al collo l'ha fatta finita, scegliendo la morte come via d'uscita dal bivio cui la vita lo aveva posto innanzi. [MORE]
Come da tradizione nella sua terra, la fine dell'uomo è stata annunciata a tutti con un manifesto funebre, uguale a tanti altri che ricoprono i muri dei paesini della zona. Ma accanto a quello istituzionale, la famiglia Carrano ha voluto se ne affiggesse un altro, che meglio esprime il dramma di una casa che perde il suo punto di riferimento: su questo manifesto, intriso di dolore, si legge il grido dei cari di Nicola che ringraziano lo Stato per quanto ha loro portato via. "Tutto questo a causa dello Stato, GRAZIE".
I figli e la moglie dell'operaio morto suicida sanno cosa vuol dire vivere il dramma della povertà, della ricerca di un lavoro che a 62 anni si stenta a trovare. E ora sanno anche che peggio della povertà vi è la rinunzia, vi è l'assenza insopportabile di Nicola e di quei sorrisi che l'uomo non potrà più dispensare alla sua famiglia per ripagarli degli sforzi e dei sacrifici cui sono costretti.
Emmanuela Tubelli