Mamme adolescenti: ogni anno in Italia più di 10 mila bambini
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ROMA, 6 MAGGIO - Ogni anno in Italia più di 10 mila bambini nascono da madri adolescenti. Mamme tra i 14 e i 19 anni, la cui situazione è stata analizzata dall’associazione Save the Children nel rapporto “Piccole mamme”, redatto tenendo conto sia delle indagini statistiche rilevate negli ultimi anni dall’Istat, sia attraverso una serie di interviste realizzate in tre città: Roma, Milano e Napoli. [MORE]
Dai colloqui avuti sia con le baby mamme, sia con gli operatori che ogni giorno si occupano della loro situazione (psicologi, ostetriche, mediatori culturali, ginecologi, assistenti sociali), Save the Children ha evidenziato come spesso si tratti di gravidanze non programmate. Se “per alcune giovani madri, la maternità può rappresentare un evento felice – si legge nel rapporto – per la maggior parte dei casi, la nascita è vissuta come troppo precoce e l’esperienza prevalente può essere di rifiuto oppure di panico o dolore”.
Le gravidanze in età adolescenziale interessano sia le giovani donne italiane che le straniere. Il fenomeno è più rilevante nelle regioni del Meridione, soprattutto in Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna e Calabria (seppur in diminuzione rispetto a qualche anno fa), anche se si rileva un incremento del fenomeno in alcuni contesti del Nord Italia, in particolar modo in Lombardia e Liguria, dovuto probabilmente all’aumento del numero delle donne immigrate. Situazione inversa è stata riscontrata a Napoli, dove la percentuale di bambini nati da mamme adolescenti è del 3,46% sul totale, mentre quella riferita alle baby mamme straniere è inferiore rispetto alle altre due province prese in considerazione (1,41% contro l’1,82 di Roma e il 2,82 di Milano).
Il fenomeno delle gravidanze in età adolescenziale ha un forte impatto su molti aspetti della vita di queste giovani donne, sia a livello scolastico che sul piano lavorativo e delle relazioni con i coetanei. La maggior parte delle 32 donne intervistate, infatti, ha dichiarato di aver abbandonato gli studi in seguito alla gravidanza, mentre nessuna di loro ha intrapreso studi universitari, anche se alcune hanno espresso il desiderio di frequentare corsi di formazione professionale. Il dato sull’abbandono scolastico, con la conseguente scarsa qualificazione professionale, è probabilmente collegato anche con le difficoltà incontrate in ambito lavorativo. Difficoltà che, tuttavia, devono essere ricondotte all’interno di un quadro generale di occupazione femminile già drammatico di per sè: in Italia, infatti, l’occupazione femminile è di circa 12 punti inferiore rispetto alla media europea (47,2% contro il 59,1 dell’Europa).
Molte giovani madri hanno, inoltre, diversi problemi relazionali con i coetanei. “Le giovani tendono ad isolarsi e ad essere diffidenti, e a vivere la nuova esperienza, soprattutto nei primi mesi, all’interno della cerchia familiare di appartenenza; spesso, però, i familiari lavorano tutto il giorno e loro passano le giornate a casa da sole con i piccoli (soprattutto le donne straniere)”. Il rapporto di Save the Children individua alcune aree operative sulle quali sarebbe necessario intervenire per mitigare il fenomeno o, quanto meno, per migliorare la condizione delle baby mamme: servizi sanitari specifici per le madri adolescenti, con conseguente formazione appropriata degli operatori, in modo specifico per quanti si occupano delle donne immigrate; prevenzione attraverso progetti di educazione sessuale nelle scuole e nei luoghi di aggregazione di quartiere; interventi sociali e misure di sostegno per l’autonomia lavorativa e abitativa.
Serena Casu