Cultura e Spettacolo

Malinverno, Domenico Dara presenta a Catanzaro il suo terzo romanzo

Catanzaro, 28 agosto - Il cielo è azzurro, l’aria fresca e profumata. L’immancabile vento fa danzare i rami dei pini secolari. La sua piazza grande, dominata dalla biblioteca comunale, è gremita da centinaia di donne e uomini.

Villa Margherita, polmone verde del capoluogo di regione, nel cuore del centro storico, accoglie con tutta la sua magia Domenico Dara per la prima presentazione nazionale del suo terzo romanzo, Malinverno, edito da Feltrinelli.

Lo scrittore girifalcese, che vive e lavora in Lombardia, fa ingresso nella perla naturale catanzarese accompagnato da tutta la sua dolcissima famiglia e già una lunga fila di lettori lo attende per l’autografo sul libro.

In platea è presente anche Stefano Traiola responsabile vendite area Sud di Feltrinelli.

Con un quarto d’ora  di ritardo, sull’orario previsto, si è costretti a rimandare l’interminabile firma copie alla fine per poter dare finalmente inizio a quella cerimonia che, i noti fatti del Covid 19, hanno impedito nello scorso mese di Marzo.

“Benvenuto a casa tua. Con la presidente dell’associazione Masnada, Paola Mazza, e con Nunzio Belcaro, abbiamo fortemente voluto questo importante evento e l’abbiamo voluto in questo spazio meraviglioso che si adatta all’incanto di questo bellissimo libro e consente di accogliere tantissima gente rispettando le norme per il distanziamento sociale”, è l’assessore al Turismo del comune di Catanzaro, Alessandra Lobello, a dare inizio a questa magnifica serata di fine agosto.

Le note della giovane artista Chiara Troiano introducono la presentazione e ne allieteranno tutti i momenti salienti.

A stimolare il racconto dell’autore è Nunzio Belcaro della Ubik di Catanzaro, uno dei più apprezzati librai d’Italia, che ha sottolineato quanto sia bello “che questa piazza respiri un bellissimo entusiasmo nazionale”.

In una sequenza magica tra reading e musica, il racconto di Domenico è stato lungo e interessante. Di seguito vi proponiamo una breve sintesi senza spoilerare troppo.


Come nasce Malinverno

“Malinverno nasce quando stavo ancora scrivendo il mio libro precedente. A un certo punto dico che Girifalco è delimitata a nord dal manicomio e a sud dal cimitero, così noi ci muoviamo tra la follia e la morte. Siccome della follia avevo già parlato, ho voluto parlare della morte, ma in una maniera più leggera. Un tema presente in maniera sotterranea già negli altri libri, dovevo, quindi, prima o poi confrontarmi”.


Il personaggio principale

Astolfo Malinverno. Un bibliotecario zoppo. Volevo che fosse chiara sin da subito quella mancanza che hanno i miei personaggi, con un difetto fisico. La sua zoppitudine è anche esistenziale, lui arriva sempre dopo gli altri.

Bibliotecario perché io vivo tra i libri, ma doveva anche avere a che fare con il cimitero. Mi sono inventato, quindi, la doppia funzione di Astolfo che è bibliotecario e guardiano del cimitero. Lui è un visionario e tende a confondere le due dimensioni, il mondo dei libri con il mondo dei morti. Egli mescola anche le storie dei romanzi che legge, inventando nuovi finali.


Timpamara

Avevo già deciso di non ambientare più le mie storie a Girifalco.

Siccome, però, paesi belli come il mio non ce ne sono, me ne sono inventato uno. Tuttavia è pur sempre un paese calabrese.

A Timpamara arrivano i libri che sono destinati al macero, e tutto diventa magia. Molti di questi libri finiscono nelle mani dei residenti di questo paese. Personaggi che hanno nomi famosi della letteratura , e per cognome un paese della Calabria.

Se un visionario come Astolfo si trova a vivere in un paese in cui il barista si chiama Agamennone, il vicino di casa Mozart, eccetera, potete immaginare lo sviluppo della storia.

Alla fine, comunque, posso dire che Timpamara è Girifalco.


Dialetto

Questo libro è interamente scritto in italiano, è una scelta che andava fatta.

Lo scopo dell’utilizzo del dialetto nei primi due romanzi era quello di saggiarlo come lingua letteraria. Entrambi i libri ci sono riusciti.

Scrivere in quel modo era ormai troppo facile per me, ed io amo le sfide.

Inoltre, rischiavo di fare il verso a me stesso e di cadere nella maniera, vanificando l’operazione della sua riuscita come lingua letteraria.

E poi, essendo un’opera che ruota intorno alla letteratura, aveva bisogno di un linguaggio diverso.


Un libro che contiene tanti libri

Quando devo costruire i personaggi penso sempre a me stesso.

I libri e i morti di Malinverno sono i miei libri e i miei morti.

Il Don Chisciotte, Cyrano de Bergerac, Moby Dick, la Recherche, le poesie di Pessoa e tanto altro.

Ho usato Astolfo come espediente per mettere dentro le mie letture e le mie considerazioni.

Chi ama trovare tracce di altre letture, troverà pane per i suoi denti.


Saverio Fontana