Salute

Malattie neurologiche: l'importanza del fattore-tempo

NAPOLI, 15 MARZO 2016 - "Il tempo è cervello". E’ questo lo slogan della VI edizione della Settimana Mondiale del Cervello, promossa in Italia dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), che si celebra da oggi al 20 marzo e che prevede numerose iniziative in tutta Italia. 

Sul territorio nazionale saranno infatti organizzati incontri divulgativi, convegni scientifici e attività per gli studenti delle scuole elementari e medie. A Roma, per esempio, il 18 marzo si svolgerà presso il Centro Epilessie Tumorali dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena l’evento "Happy Neuro Hour!! ... spuntini di divulgazione scientifica, teatro, musica". Alla Città della Scienza di Napoli, invece, il 19 marzo è prevista l'iniziativa "Cibo, corpo e cervello", un percorso laboratoriale con giochi interattivi, esperimenti filmati d'animazione e slide show. [MORE]

Al centro del dibattito vi è appunto l’importanza del tempo. In caso di problemi neurologici, infatti, il fattore-tempo è fondamentale come strategia per limitare i danni.

«Il neurologo lotta contro il tempo per limitare i danni al cervello, nel vero senso della parola» spiega Leandro Provinciali, presidente della SIN, aggiungendo che «la rapidità e l'accuratezza dell'intervento neurologico, subito dopo la comparsa dei primi sintomi, consentono di ridurre o annullare i danni che spesso condizionano fortemente la qualità di vita dei malati».

Preziosa ovviamente è anche la diagnosi precoce. In malattie come il Parkinson e la Sclerosi Multipla è infatti basilare per mettere in atto una strategia terapeutica che possa cambiare la storia naturale della malattia, tenendo sotto controllo i sintomi.

Il fattore-tempo è fondamentale in caso di ictus: ogni anno in Italia vi sono circa 200.000 nuovi casi e circa un milione di persone vivono nel nostro Paese con esiti invalidanti della malattia. L'ictus infatti è la prima causa di disabilità, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nel mondo industrializzato. Prendere tempo equivale a perdere del tempo prezioso, afferma Elio Agostoni, direttore della Struttura complessa neurologia e Stroke Unit del Dipartimento di neuroscienze, ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano. «La nuova frontiera per la cura dell'ictus ischemico in fase acuta è la combinazione di trombolisi sistemica e trombectomia meccanica», spiega, ma l'efficacia della terapia dipende dal tempo e qualifica l'ictus come un'emergenza tempo-dipendente. «In particolare –aggiunge Agostoni- la trombectomia meccanica dovrebbe essere eseguita il più precocemente possibile e potenzialmente entro le 6 ore dall'esordio dei sintomi».

«Il recupero del ritardo evitabile – conclude Agostoni - si fonda sull'efficienza organizzativa del percorso clinico del paziente con ictus acuto. In questo scenario, è necessario riorganizzare il sistema di cura nel nostro Paese per garantire a tutti i pazienti candidati la miglior cura possibile».

La tempestività è di primaria importanza anche nella malattia di Alzheimer, nel Parkinson e nella Sclerosi multipla. L’Alzheimer si manifesta clinicamente con iniziali disturbi di memoria episodica, cioè della capacità di ricordare eventi legati a un preciso riferimento temporale; ad essi si associano nel corso del tempo disturbi del linguaggio, dell'orientamento, delle capacità di ragionamento, critica e giudizio, con perdita progressiva dell'autonomia funzionale. «Questa fase di disturbi cognitivi lievi, diagnosticabile con opportune valutazioni neuropsicologiche -spiega Carlo Ferrarese, direttore scientifico del Centro di neuroscienze di Milano - Università di Milano-Bicocca - spesso precede di alcuni anni la demenza vera e propria».

Negli ultimi anni è stato dimostrato che il processo neurodegenerativo alla base della malattia di Parkinson inizia molti anni prima della comparsa dei sintomi motori e che, spesso, durante questa lunga fase possono presentarsi manifestazioni non motorie. Leonardo Lopiano, direttore Struttura complessa neurologia dell'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino spiega che «queste scoperte hanno una notevole rilevanza poiché, se si riuscirà a individuare i soggetti a rischio di sviluppare la malattia, si potrà intervenire precocemente con farmaci neuroprotettivi».

Anche per la Sclerosi multipla l’importanza del tempo è cruciale. Gianluigi Mancardi, direttore della Clinica neurologica dell'Università di Genova afferma che «è stato dimostrato che iniziare una terapia precocemente causa, a distanza di tempo, un minor accumulo di disabilità e una maggiore autonomia. Al contrario, ritardare l'inizio di una terapia può essere responsabile della comparsa di disturbi non più reversibili e recuperabili».

[foto: piusanipiubelli.it]

Antonella Sica