Malasanita': sconcertante lettera di una figlia che accusa del suicidio della madre i medici
Cronaca Emilia Romagna

Malasanita': sconcertante lettera di una figlia che accusa del suicidio della madre i medici

domenica 15 luglio, 2012

Modena 15 luglio 2012 - Il fenomeno della malsanità in Italia è una piaga che va ben oltre la crisi economica e le sciagurate dinamiche di mercato. Perché qui si parla di persone indifese, dilaniate dal dolore e senza la speranza di avere a disposizione medici e farmaci che siano in grado di aiutarle o, quando meno, di dare sollievo ad un dolore che uccide dentro e e strazia i famigliari, dinanzi all’indifferenza di una Casta di medici e paramedici che si nasconde dietro il loro distaccato status del camice da macellaio e non fanno niente per gestire questa urgenza umanitaria.

La lettera che vi riportiamo in questo servizio è sconcertante ed è solo un piccolo spaccato dell’indifferenza di alcuni medici che hanno trasformato le sofferenze di una donna gravemente malata in un atto drammatico, come il suicidio, unico rimedio per far terminare dolori che nessun uomo potrebbe sopportare. Ci sono farmaci, usati in tutto il mondo nella terapia del dolore che funzionano benissimo, ma in Italia sono illegali. La casta non muove un dito per aiutare queste persone. A loro interessa soltanto l’aumento dei loro salari, peraltro già altissimi, e la conservazione dei loro privilegi.

Senza contare l’indifferenza con cui trattano queste persone esortandole, come nel caso che vi proponiamo, a gesti disperati che distruggono intere famiglie sotto il loro sguardo indifferente. In questo caso, si tratta di una paziente del reparto di Oncologia di Modena, dove sono stati commessi dai veri soprusi sulla stessa. Il giudizio e il comportamento di un medico in particolare hanno esasperato la povera donna fino a commettere l’unico atto che la privasse di quel dolore insopportabile. Questa che segue è la lettera della figlia, che forse in seguito vi faremo conoscere. 

“Mia madre è morta suicida da una settimana a soli 57 anni. Aveva un tumore, sul quale - a detta del suo medico - non si poteva più intervenire. Le ha detto in faccia, senza pietà, che avrebbe avuto una malattia lunga e dolorosa e avrebbe visto nel corso del tempo il suo corpo deformarsi sempre di più.
il braccio destro era già ormai molto gonfio, la spalla e il seno destro completamente deformi. Ma questo, come le dissero sarebbe stato solo l'inizio. In questo modo hanno firmato la sua condanna, togliendole tutte le speranze, confinandola inrevocabilmente a un letto, deforme, dolorante e la cosa più sconcertante è per avere un po più di morfina,, bisognava baciarle i gomiti a queste persone che si erigono a divinità solo perché portano un camicie bianco.

Mia madre con grande coraggio prima di perdere completamente l'uso delle gambe si è trascinata alla finestra e si è buttata dal secondo piano. Penso che sia peggio del boia una persona, che ti toglie le speranze e non ti dà neanche la possibilità di scegliere di morire, senza soffrire.

Al reparto di oncologia del policlinico di Modena è stata ricoverata una settimana, da là è tornata a casa avvilita e priva della voglia di lottare. Non si è confidata tanto con me su come l'hanno trattata, anche se entrando là dentro mi sembra una galera, dove al massimo ti puoi ammalare più che guarire, con la puzza delle urine lasciate nei gabinetti e dopo ore ritirate per portarle a analizzare. La puzza delle medicine che aleggia in quei corridoi asettici. La vedevo molto arrabbiata con gli infermieri che non le cambiavano le medicazioni - e questo gli ha causato un forte infezione - e facevano il giro largo per non farle un clistere, tanto che non è andata mai in bagno per giorni interi.

Una ragazzetta tirocinante - tanto carina e ben abbronzata - che veniva con la gomma in bocca tutta smucinante e la sua chioma di capelli folta sempre sciolta. L'altra infermiera urlava come una pazza, ma mia mamma non si sbilanciava, perché era impaurita che andassi a lamentarmi da loro e che una volta che io me ne fossi tornata a casa, lei, sola, li e indifesa si sarebbe ritrovata nelle loro mani, probabilmente pensava che sarebbero diventate i suoi aguzzini.

Ora ho saputo da una sua amica un episodio che mi ha lasciata sconcertata: un’infermiera convinta che non la sentisse ha detto all'altra quella ha un sacco di creme in bagno ma sotto puzza. Sono nauseata, se queste signorine sono cosi schizzinose dovrebbero cambiare mestiere. Complici tutti della morte violenta di mia madre”. La figlia Elisa [MORE]

La lettera è anonima per volontà della figlia ma se lo sdegno generale delle persone, soprattutto di quelle che sono passate per le stesse vicende della madre di questa ragazza, allora probabilmente si renderà nota l’identità di questa persona e si avvieranno iniziative per sensibilizzare e modificare questo sistema medico-ospedaleiero che ormai è più simile ad una macelleria umana che ad un luogo dove andare alleviare le proprie sofferenze con l’aiuto anche della sensibilità e della competenza del corpo medico e paramedico. E’ una vergogna che in un paese come il nostro si verificano casi di questo genere e badate bene non sono gli unici.

La stima dei casi di malas
anità in Italia - calcolata dall’Osservatorio sulla Sanità in Italia -, si aggira attorno alla media 35.000/40.000 casi l’anno, cioè il 6% - 8% dei pazienti ricoverati in strutture ospedaliere anche in quelle cosiddette “d’eccellenza” come quelle emiliane. (i dati sono sotto stimati perché non tutti hanno il coraggio di denunciare).


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