Cronaca
Malasanità: dimenticano ago di sutura, lo scoprono dopo 2 anni
Avellino- Ha dovuto aspettare due anni, una paziente 63enne di Flumeri, per capire che quei dolori che l’affliggevano erano dovuti ad una grave distrazione dei medici che l’avevano operata.
Nell’ottobre del 2008 la signora fu ricoverata nell’Ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi in provincia di Avellino, nel reparto di ginecologia, per un’operazione all’utero.[MORE]
L’intervento sembrava essersi svolto regolarmente, la paziente infatti dopo qualche giorno fu dimessa, ma il calvario doveva ancora cominciare. In breve tempo la donna cominciò ad accusare forti dolori inguinali, tali da non permetterle di camminare e da provocarle un'emorragia.
Portata al pronto soccorso dello stesso Ospedale in cui era stata operata, i medici attribuirono le complicazioni al decorso post- operatorio, tanto che fu dimessa dopo qualche giorno e le fu prescritta una cura farmacologica.
La signora, però non migliorò e nonostante i ripetuti controlli, anche da alcuni specialisti, viene mandata da un presidio ospedaliero all’altro, senza che nessuno potesse risolverle il problema.
I dolori, infatti, con il passare del tempo, non sembrano diminuire, anzi peggiorano. Recatasi all’ospedale di Ariano, dopo l’ennesimo controllo nonostante la radiografia all’anca, nessuno si accorge del vero problema.
La soluzione all’enigma avviene per caso: giunta a Bologna per motivi familiari, la signora è colta da dolori improvvisi, tali da costringere i parenti a trasportarla al pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore “Carlo Alberto Pizzardi” del capoluogo emiliano.
Dopo un esame radiologico, i medici vengono a capo del tanto intricabile “mistero”: nell’inguine della signora si trova un ago di sutura dimenticato due anni prima durante l’operazione all’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi.
Il legale della famiglia, l’avvocato Angelo Ianniciello, ha annunciato l’avvio di un iter giudiziario, così ha formulato una regolare diffida contro la struttura ospedaliera.
Un vero e proprio caso di negligenza, considerando che la donna era stata in cura più volte presso la stessa struttura e che nessuno dei medici, nonostante i ripetuti controlli, si era mai accorto del tragico errore commesso dall’equipe che l’aveva operata.