Mal'aria di città. Inquinamento cittadino oltre i limiti di legge
Salute Lazio

Mal'aria di città. Inquinamento cittadino oltre i limiti di legge

domenica 20 gennaio, 2013

ROMA, 20 GENNAIO 2013 - Che le città italiane abbiano livelli di inquinamento piuttosto elevati è un dato evidente a chiunque vi risieda. Un parziale miglioramento rispetto agli scorsi decenni c'è stato solo relativamente ad alcune sostanze – monossido di carbonio, ossidi di zolfo e benzene, ad esempio – ma per molte altre sostanze inquinanti la situazione rimane molto critica e non accenna a migliorare. Polveri fini (Pm10 e Pm2.5), ossidi di azoto e ozono sono alcune delle sostanze la cui concentrazione nell'aria cittadina supera spesso i limiti consentiti dalla legge.

A presentare un quadro della situazione nel nostro paese è Legambiente, con il dossier Mal'aria di città, un rapporto stilato ogni anno dall'associazione ambientalista con il quale viene presentata una classifica dei capoluoghi di provincia della penisola che nell'anno appena concluso hanno superato i limiti imposti dalla legge per la concentrazione di polveri fini, azoto e ozono. Vista la difformità nella rilevazione dei dati tra città e città, la classifica è stata redatta prendendo in considerazione la centralina di ogni città che ha rilevato i valori peggiori.[MORE]

Per quanto riguarda le polveri fini, prodotte di solito dai processi di combustione (scarichi delle autovetture, impianti di riscaldamento e sistemi industriali), vale la regola per cui più sono piccole e maggiore è la pericolosità per la salute umana, perché è più elevata la capacità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio, circolatorio e cardiovascolare. Per i Pm10, il limite di concentrazione medio giornaliero previsto dalla legge è di 50 microgrammi per metro cubo. La legge impone, inoltre, che tale limite non possa essere superato per più di 35 giorni l'anno. Su 95 città monitorate da Legambiente, però, nell'anno appena concluso ben 51 hanno superato tali limiti. Il risultato peggiore è stato quello di Alessandria, che ha superato il limite previsto dalla legge per 123 giorni. Seguono Frosinone (120 giorni), Cremona e Torino (118 giorni).

La situazione risulta molto grave anche per l'altra tipologia di polveri fini, i Pm2.5, ancora più pericolosi dei precedenti per la salute umana perché si tratta di particolato con particelle inferiori a 2,5 micron. La legge stabilisce che il valore medio annuo di Pm2.5 non possa superare i 25 microgrammi per metro cubo. Secondo le rilevazioni di Legambiente, la metà delle città monitorate ha superato tale limite. Le peggiori performance si sono avute a Torino (35 microgrammi per metro cubo), Padova (34), Milano (33) e Brescia (32)

Il dossier Mal'aria di città evidenzia anche i livelli di concentrazione di altre sostanze inquinanti, come gli ossidi di azoto e l'ozono. Anche in questi due casi molte città italiane risultano fuori legge, avendo superato i limiti di concentrazione che essa impone. Nel caso degli ossidi di azoto, la classifica delle città più inquinate è guidata da Firenze, con una media annua di 62,5 microgrammi per metro cubo, laddove il limite previsto dalla legge è 40. Seguono Torino (61,4), Milano (60,9) e Roma (60,2). Per quanto riguarda l'ozono, la cui concentrazione aumenta nei periodi primaverili ed estivi per via di alcune reazioni fotochimiche tra sostanze inquinanti favorite dall'aumento della radiazione solare, le indagini condotte da Legambiente mostrano che quasi la metà delle città monitorate hanno superato i limiti imposti dalla legge. Mantova guadagna il primo posto della classifica superando per 130 giorni il limite di 120 microgrammi per metro cubo, laddove la legge consente un superamento di tale limite per un massimo di 25 giornate. Seguono Lecco (94 giorni), Bergamo (90 giorni) e Reggio Emilia (89 giorni).

L'inquinamento delle nostre città non si limita solo a quello atmosferico. L'inquinamento acustico - causa di diversi problemi alla salute umana come aumento della pressione, problemi cardiaci, insonnia e ipertensione - secondo uno studio dell'istituto TNO commissionato dal ministero dell'Ambiente olandese, provoca danni al 44% della popolazione europea. Le città italiane che risultano più rumorose sono Bari, Napoli, Roma, Bologna, Genova e Torino.

I valori emersi dall'indagine di Legambiente, ricavati dai dati ufficiali forniti dalle Regioni, dalle Province e dalle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (Arpa), evidenziano una situazione tutt'altro che rosea per l'aria delle città italiane. Le cause principali dell'inquinamento atmosferico sono sempre le stesse: processi industriali, produzione energetica, traffico veicolare e riscaldamento.

Invertire la rotta non è certamente impossibile, anche se tutt'altro che semplice. Legambiente sottolinea come al di là dei singoli provvedimenti, alcuni dei quali pur molto utili (l'Area C di Milano, ad esempio, o le pedonalizzazioni nel centro di Firenze), la modalità per porre rimedio a quella che sembra una condizione insuperabile comporta un ripensamento delle politiche ambientali che consideri il territorio come un «ecosistema urbano e non come una sommatoria di zone, funzioni e responsabilità scollegate tra loro». Quello che serve è, insomma, «una capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più efficienti e meno alienanti, dove si creino le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del vicinato, del quartiere, della comunità».

Serena Casu 


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Salute.