Fantasticherie del cuore

Mai mangiare il pane ingiusto!

L’uomo ha la possibilità di scegliere la strada su cui avviare i propri progetti, i suoi desideri; attivare le dinamiche personali, mettendo in campo i talenti individuali; articolare le relazioni più opportune per edificare il futuro per la parte che gli compete e per quella che lo accumuna agli altri suoi fratelli e compagni di viaggio. La bussola per non perdersi lungo la strada come sempre si trova nelle sacre scritture, se ad esse ci si accosta con spirito puro e cuore aperto al richiamo di Dio. La loro lettura è una convinta tutela della propria conversione e un ponte aperto verso la comprensione del mistero del Signore. È nel libro dei Proverbi la risposta alla corruzione di oggi, in qualsiasi forma conosciuta.[MORE]

In esso viene insegnato, ricorda Mons. Di Bruno, “che nessun uomo dovrà mai mangiare pane ingiusto, pane frutto di inganno, rapina, racket, pizzo, frode, corruzione, ogni altra opera di delinquenza. Questo pane è veleno letale. Uccide chi lo mangia: “È piacevole il pane procurato con frode, ma poi la bocca sarà piena di granelli di sabbia (Pr 20,17). Meglio mangiare sabbia che un pane così procurato”. La gente è infatti stanca di ruberie, imbrogli, manovre sotterranee, rapporti politici inquinati, scambi di favori finalizzati a raggirare la legge ed opprimere alla fine sempre le fasce più deboli. Accanto a questo aspetto inquietante, diventato per molti oggi un gesto normale, c’è da riflettere con molta attenzione sul monito che lancia il libro del Siracide. Tra le sue pagine si ricorda che il pane è la vita dell’uomo e che privarlo del suo pane non è al-tro che un atto di profondo terrore.

Così leggiamo: “Sacrificare il frutto dell’ingiustizia è un’offerta da scherno e i doni dei malvagi non sono graditi. L’Altissimo non gradisce le offerte degli empi né perdona i peccati secondo il numero delle vittime. Sacrifica un figlio davanti al proprio padre chi offre un sacrificio con i beni dei poveri. Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, colui che glielo toglie è un sanguinario. Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento, versa sangue chi rifiuta il salario all’operaio (Sir 34,21-27). Se oggi ci guardiamo intorno ci accorgiamo che tanta gente muore di fame, anche per mancanza di lavoro; che tanti bimbi muoiono per la non disponibilità del cibo, mentre una società opulenta manda al macero tonnellate e tonnellate di alimenti commestibili, capaci di sfamare popoli interi. Il male che attraversa il pianeta non è altro che la somma di tutti quegli atteggiamenti, coscienti o meno, che hanno sfidato l’ordine naturale creato da Dio.

Di conseguenza si è consegnato il mondo alle guerre, alla violenza, alle ingiustizie, alle umiliazioni quotidiane di intere generazioni di donne e di uomini. Così facendo prima o poi si ri-schia una vera e pericolosa implosione. Il pane giusto sarà completamente a disposizione dell’uomo, solo quando si finirà di compiere opere inique dinnanzi al Signore, contribuendo di fatto al rafforzamento etico e morale delle nostre comunità. Così in proposito il profeta Isaia, che ha fatto della divisione del pane con l’affamato una sua religione: “…Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora bril-lerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58,6-9).

Infine mi piace citare il profeta Ezechiele che vedeva un segno di vera conversione nello spez-zare il pane a favore di chi ha fame, simbolo di vera e fraterna comunione, necessaria per argi-nare la deriva a cui è esposto mondo. La strada è lunga, ma è quella che bisogna percorrere, incominciando a non mangiare mai il pane ingiusto, frutto velenoso che riconduce l’uomo, come nella Genesi, al male d’origine.

Egidio Chiarella

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