Cronaca
Mai interpretare i fatti di cronaca. Intervista a Marco Bariletti
ROMA, 11 DICEMBRE 2012 – Marco Bariletti è un giornalista, fa parte della redazione del Tg1. Ha collaborato con Radio Capital, RaiNews24, Diario, Radio Coperativa,il Tg2 e infine il Tg1. Ha aperto un blog intitolato Teorema di Fermat. I fatti di cronaca sono proprio come l’equazione matematica di De Fermat, bisogna osservarli e raccontarli, senza interpretazione. Oggi essere cronisti vuol dire essere onnivori, mangiare informazioni, testimonianze, osservazioni e poi saper ributtare tutto fuori, sotto forma di notizia. Vuol dire in particolare spiegare la vicenda più complessa nel modo più semplice possibile. [MORE]
Perché hai deciso di fare il giornalista?
Non è qualche cosa che decidi. É un mestiere che si sogna. Io lo sognavo da piccolo, pensando che fosse un lavoro romantico e avventuroso. Ho seguito quel sogno, sono stato fortunato e mi ritrovo qui. A fare il cronista e scoprire che romanticismo e avventura contano poco o nulla.
Hai un blog che s’intitola Teorema di Fermat, quali sono i motivi che ti hanno spinto ad aprire questo blog?
La tv ha regole ferree. Lavori tutto il giorno e alla fine devi condensare decine di sequenze video e interviste in un minuto e mezzo di servizio montato. A Lampedusa, durante l'emergenza sbarchi, mi sono accorto che molte persone, molte testimonianze, molte storie che incrociavo, restavano fuori dai miei servizi per mancanza di spazio. E così ho aperto il blog, per raccontare quello che non “entrava” nei servizi. Ma anche e soprattutto per avere uno spazio più personale, dove raccontare l'emozione del cronista davanti ad un avvenimento.
Chi era Pierre De Fermat?
Un matematico francese del seicento che elaborò un teorema, senza spiegarlo. Ci hanno messo quattro secoli per dimostrarlo.
Perché hai chiamato il tuo blog in questo modo?
Perché gli avvenimenti, le notizie, i fatti di cronaca sono come quell'equazione matematica. Devi osservarli e raccontarli, senza piegarli a interpretazioni.
Sei stato a lungo inviato a Lampedusa. Come pensi che lo Stato e i cittadini dovrebbero comportarsi e rapportarsi di fronte a quest’emergenza?
Non sta a me dirlo. Credo che l'emergenza migratoria, che prima o poi scoppierà di nuovo, dovrebbe essere gestita e coordinata a livello europeo.
Hai anche collaborato per diverso tempo a Radio Capital e Radio Coperativa. Nella sua origine, la radio era uno dei mezzi più immediati e democratici per la libera circolazione del pensiero. É ancora così?
Ormai c'è il web che ingloba tutti gli strumenti di comunicazione tradizionali: giornalismo scritto, foto, contributi audio e video. E in più, ognuno può diventare attore e protagonista. Basta filmare un avvenimento con un cellulare e caricarlo su youtube o aprire un blog o pubblicare notizie sul proprio profilo Facebook, via twitter. Tornando alla radio, è uno strumento efficacissimo, diretto, immediato. La radio si fa con un cellulare, ovunque tu sia. E anche la radio ormai non ha quasi più bisogno dell'etere, di ripetitori, di frequenze. Ormai anche la radio gira sul web.
Oggi fai parte della redazione del Tg1, ti occupi di cronaca. Cosa significa oggi essere cronisti?
Significa essere curiosi, saper ascoltare, essere onnivori. Devi mangiare informazioni, testimonianze, osservazioni e poi saper ributtare tutto fuori, sotto forma di notizia. Significa soprattutto spiegare la vicenda più complessa nel modo più semplice possibile.
Perché hai deciso di entrare a far parte della redazione del Tg1?
Non sono io che l'ho scelto. Sono stato scelto. Ho avuto la fortuna di entrare nel master di giornalismo a Perugia, nel '98. É una Scuola di alto livello gestita dalla Rai e dall'Università e sostituisce il praticantato. Dopo la Scuola di Giornalismo, la Rai dava la possibilità di cominciare a collaborare con contratti a termine. 12 anni di precariato tra RaiNews24, la sede regionale della Liguria, il Tg2 e infine il Tg1, quest’ultimo mi ha assunto due anni fa.
Cosa pensi dell’attuale situazione politica italiana?
Prossima domanda?
Recentemente il procuratore nazionale antimafia ha dichiarato che la democrazia è in svendita in Italia, bisogna vietare ai politici di gestire gli affari. E’ davvero così?
Finalmente una domanda con la risposta dentro!
Giulia Farneti