Cultura e Spettacolo
Mafia, miti e leggende nel libro “Dove si guarda è quello che siamo” della giornalista Casadio
LAMEZIA TERME 29 DICEMBRE - Il racconto della grande emigrazione italiana, che ha interessato la Sicilia tra l’800 e il ‘900 e la Calabria che ha registrato pure l’ alto numero di esodi in Paesi esteri, intrecciato a miti e leggende e al tema della mafia, è il filo conduttore dell’ultimo libro “Dove si guarda è quello che siamo” della cronista di Repubblica Giovanna Casadio presentato dall’ex sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza e dalla blogger Ippolita Luzzo.
Ambientato nella Sicilia Occidentale, Giovanna Casadio evoca miti, leggende e fatti della città di Trapani, facendo emergere le affinità e le analogie che sono comuni ai siciliani e i calabresi e che costituiscono l’asse portante della propria fisionomia e della propria identità. Legata affettivamente al territorio lametino, la giornalista Casadio indugia, tra l’altro, sulle ferite che deturpano la bellezza ambientale della Sicilia. «Mi colpisce drammaticamente il modo in cui la bellezza viene ferita e continua ad essere ferita. Basta gettare lo sguardo appena si arriva in aeroporto a Trapani per vedere come l’eolico con le sue installazioni abbia ferito il paesaggio, e quindi riflettere sul business che c’è dietro» ha dichiarato la giornalista evidenziando la sua abilità nel narrare una Sicilia nuova che travalica ogni minimo contrasto tra la bellezza del passato e la negatività del presente.
Aspetti sottolineati anche da Speranza e Luzzo per i quali « tanti sono gli elementi di contatto con la narrazione che la Calabria e i calabresi fanno di se stessi e del proprio passato alla ricerca di una prospettiva diversa e migliore per il presente». Oltre a rilevare le criticità sia della Sicila che della Calabria, in cui si registra il tasso di analfabetismo più alto tra le regioni italiane, la scrittrice affronta il tema inquietante della mafia trattato non in forma astratta ma concreta attraverso l’operato della piovra che penetrava fisicamente nella comunità sempre pronta ad agire in modo violento giungendo all’uccisione del magistrato Giangiacomo Ciaccio Moltalto.
Uccisione che destò l’attenzione della comunità che finalmente comprese le vere mire della mafia che erano quelle di avere il controllo su tutto e non limitarsi a scatenare guerra al suo interno. E ancora la giornalista si sofferma sulla strage di Pizzolungo del 1985 con l’attenttato al magistrato Carlo Palermo e l’uccisione della giovane mamma Barbara Rizzo mentre accompagnava a scuola i suoi due figli, Giuseppe e Salvatore. L’incontro è stato animato dal partecipato dibattito con il pubblico che ha contribuito ad approfondire degnamente la delicata ed attuale tematica proposta nel libro dalla giornalista Casadio.
Foto: Speranza Casadio Luzzo
Lina Latelli Nucifero