Cronaca
Mafia: Csm, allarme nel Foggiano; 80% delitti di sangue irrisolti
ROMA, 18 OTTOBRE - Le mafie nella provincia di Foggia "stanno vivendo quella evoluzione che altre mafie, come quella calabrese, quella siciliana e quella dei Casalesi, hanno già vissuto: dalla dimensione familiare e rurale sono passate ad una dimensione imprenditoriale, pronte ad avvantaggiarsi delle capacità delle seconde generazioni e questo ha generato il moltiplicarsi dei profitti e, dunque, l'aumentare della violenza per risolvere i conflitti interni".
E' quanto affermato dal Csm in una delibera oggi all'esame del plenum, alla luce di quanto emerso dalle audizioni svolte in Puglia lo scorso settembre, per verificare la situazione dopo la strage avvenuta lo scorso agosto a San Marco in Lamis.
"Occorre intervenire tempestivamente, prima che inizi l'inabissamento che ha caratterizzato le altre mafie e che, paradossalmente, al diminuire dell'uso della violenza e dei fatti di sangue, rende ancora piùdifficili le indagini". Nel Foggiano operano "gruppi criminali distinti", accomunati da "una forte spinta economica che li conduce ad essere particolarmente attivi nel settore degli stupefacenti e dei reati contro il patrimonio".
Le modalità che li caratterizzano sono "estremamente violente" e nella società civile emergono "atteggiamenti di asservimento o di indifferenza". Il Csm parla di una "grave forma di tolleranza" da parte dell'amministrazione locale e di una pubblica amministrazione "permeata dalla criminalita'", sopratutto nel settore degli appalti pubblici, edilizia e tutela ambientale.
Ciò che preoccupa maggiormente, però, è un "radicamento socioculturale del sistema mafioso così forte da produrre una generalizzata e assoluta omertà che, talvolta, trasmoda nella connivenza se non addirittura nel consenso": dal 2007 non vi sono collaboratori di giustizia, dall'inizio degli anni Ottanta ad oggi su circa 300 delitti di sangue ascrivibili al contesto mafioso foggiano l'80% sono ancora irrisolti.
Una situazione drammatica se associata alla totale mancanza di denunce da parte dei cittadini e, soprattutto, degli imprenditori che "nel corso degli anni, sono passati da un assoggettamento estorsione di tipo violento, ad un atteggiamento di volontariato sottomissione al sistema mafioso: spesso infatti è lo stesso imprenditore che si reca autonomamente dal mafioso per pagare il pizzo, anticipandone in tal modo la richiesta".
Immediata la risposta delle forze dell'ordine che, dopo i fatti di sangue della scorsa estate, hanno potenziato i servizi di polizia giudiziaria sul territorio, anche se permane l'"inadeguatezza degli organici dei magistrati e del personale amministrativo", delle strutture giudiziarie e l'"insufficienza dei mezzi e delle strutture". [MORE]
Emanuela Salerno
Fonte immagine: www.csm.it