Cronaca

Mafia Capitale, allarme dell'Anac sugli appalti a Roma

ROMA, 16 SETTEMBRE 2015 - L'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha inviato alle procure, al Campidoglio e alla Prefettura una relazione sugli appalti durante le amministrazioni capitoline tra il 2011 e il 2014 con Alemanno e poi Marino sindaci. L’esame dell’Anac sulla gestione delle gare, pubblicato oggi in anteprima dal Corriere della Sera, lancia l’allarme. Roma viene definita come "porto franco degli appalti". Secondo quanto riportato dal quotidiano, l'analisi «ha reso di palese evidenza il massiccio e indiscriminato ricorso a procedura non a evidenza pubblica in grado di assorbire di fatto, in termini quantitativi, quasi il 90 per cento delle procedure espletate. Per un valore complessivo pari al 43 per cento degli appalti affidati: ciò significa che poco meno della metà dei lavori e dei servizi assegnati a Roma e pagati con denaro pubblico sono stati attribuiti attraverso trattative private, scegliendo di fatto i beneficiari». [MORE]

Il «generalizzato e indiscriminato utilizzo delle procedure negoziate in alternativa alle gare pubbliche -dicono gli ispettori- è in palese difformità e contrasto con le regole, rivelando spesso un'applicazione o elusione delle norme disinvolta e in alcuni casi addirittura spregiudicata. Ciò induce a ritenere che la prassi rilevata abbia una genesi lontana nel tempo e rappresenti in molti casi più un lucido escamotage che ha orientato l'attività contrattuale degli uffici verso un percorso semplificato foriero, come confermato dai recenti fatti di cronaca, di distorsioni anche di carattere corruttivo piuttosto che dalle condizioni di straordinarietà che hanno caratterizzato l'attività politico-amministrativa di Roma Capitale negli ultimi anni».

La relazione, consegnata lo scorso 7 agosto al presidente dell’Anac Raffaele Cantone, è stata inviata al sindaco Marino e al prefetto Gabrielli, affinché valutino le iniziative di rispettiva competenza, alla Procura della Repubblica (Dda) e alla Procura della Corte dei conti per gli eventuali, ulteriori accertamenti. L'Anac denuncia, inoltre, anche il «sospetto di interessi corruttivi o criminali di altro genere dietro agli appalti a trattativa privata, confermato dalla constatazione di generalizzata carenza e omissione anche della verifica dei requisiti di partecipazione alle procedure negoziate degli operatori economici invitati, offerenti e aggiudicatari».

I commenti di Cantone e Gabrielli

«Appalti assegnati senza gara nonostante non ci fossero i presupposti per farlo e un sistema di illegalità che ha finito per favorire meccanismi corruttivi», così Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, ha commentato ai microfoni del Gr1 della Rai la relazione dell'Anac sulle amministrazioni capitoline tra il 2011 e il 2014.

«Con il passaggio alla giunta Marino –ha proseguito Cantone- c'è stata una riduzione del numero degli appalti, in percentuale le procedure negoziate (cioè quelle senza gara) sono rimaste particolarmente elevate, ma dal punto di vista del volume economico si sono notevolmente ridotte. Ora non spetta a noi valutare se questa relazione potrà aprire nuove indagini giudiziarie, anche sui sindaci. Certo noi abbiamo inviato la relazione alle Procure perché c'è un evidente collegamento alle indagini Mafia Capitale, dato che alcuni degli appalti riguardavano cooperative oggetto delle indagini Mafia Capitale».

Il prefetto di Roma Franco Gabrielli, nel corso della prima giornata della legalità alla scuola di polizia penitenziaria a Roma, ha invece così commentato i risultati dell'indagine condotta dall'Anac: «Ho molto apprezzato la relazione che il presidente Cantone ci ha fatto pervenire. Su molte cose non si discosta dalla nostra analisi e vuol dire che avevamo centrato i punti critici. Ma al di là delle responsabilità e delle infiltrazioni criminali c'è il tema della macchina amministrativa, del rispetto delle regole e della legalità. Uno degli aspetti più importanti su cui lavorare è verificare che le regole ci siano ma soprattutto che vengano rispettate». Poi, nello specifico sulle cooperative, Gabrielli ha detto: «Il 5% da attribuire alle cooperative, nasce da una buona intenzione, quella di favorire una realtà economica del mondo dell'imprenditoria che affonda le radici nella solidarietà. Purtroppo, però, questo Paese riesce spesso a tradurre le cose positive in negative. Ne abbiamo parlato con Sabella e il tema del 5% è necessariamente da rivedere perché si è dimostrato essere un provvedimento criminogeno che spinge al frazionamento degli appalti e a situazioni che nella realtà sono elementi di negatività. Io sono un convinto assertore della necessità delle regole e dei controlli ma ci dovremo interrogare sul fatto che forse questo paese ha un deficit di cultura della legalità perché non possiamo mettere un poliziotto, un carabiniere, un Cantone a ogni cantone di strada. Se non cresce in questo paese la cultura della legalità e un modo diverso di approccio alla pubblica amministrazione non potremo risolvere i nostri problemi. Questa sarà la vera battaglia».

[foto: iltempo.it]

Antonella Sica