Cronaca
Mafia: busta con proiettile alla redazione de Il fatto quotidiano. Era per Federica Angeli
ROMA, 8 APRILE 2018 - La giornalista di Repubblica, Federica Angeli, ha sfidato a testa alta il clan Spada a Ostia. È sotto scorta da 5 anni, quando per la prima volta nel 2013 ha usato la parola mafia nelle inchieste che ha condotto per indagare la malavita organizzata nella città del litorale romano. Da allora sono inziate le minacce.
“Volevate farmi sentire che sono nel mirino? Lo sapevo già. Non c'era bisogno vi scomodaste.
Volevate rovinarmi la giornata e farmi tremare lo stomaco? Ok. Bravi.
Ma domani passa. Stringo forte tutti voi amici miei. Mandarvi un sorriso ora sarebbe ipocrita. Ma vi invito al coraggio, anche oggi. Anche se ce la mettono tutta per farci passare la voglia di lottare. NOI siamo qui. A schiena dritta. #amanodisarmata”
È questo il post che Federica Angeli ha pubblicato sul suo profilo ufficiale sulla piattaforma Facebook.
Nel pomeriggio di ieri, 7 aprile, una busta con dentro un proiettile avvolto da due tovaglioli è stata recapitata alla redazione romana de Il Fatto Quotidiano ed è indirizzata proprio alla giornalista. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine sulla vicenda e si attendono le informative della Digos e della Squadra Mobile che hanno sequestrato il plico. La busta sarà affidata alla polizia scientifica per una serie di accertamenti che verranno inviati a piazzale Clodio.
I messaggi di solidarietà per Federica Angeli sono arrivati dal mondo del giornalismo, politico e istituzionale. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e dal sindaco della Capitale, Virginia Raggi che hanno affidato i loro pensieri ai loro account ufficiali Twitter: «Federica Angeli siamo con te e con le tue battaglie in difesa della legalità e contro le mafie» scrive il primo, «chi lotta contro la criminalità non deve essere mai lasciato solo. Siamo tutti uniti a sostegno di @FedeAngeli che ha ricevuto nuove minacce», le parole del sindaco di Roma.
"Dalla parte di Federica#Angeli. Il coraggio esemplare di una giornalista contro le intimidazioni dei clan mafiosi". Questo il Tweet del premier Paolo Gentiloni per esprimere il sostegno alla giornalista di Repubblica.
Il Comunicato di redazione de La Stampa ha espresso piena solidarietà alla collega di Repubblica dopo le minacce ricevute con una busta contenente un proiettile: “Restiamo al fianco di Federica e di tutti i colleghi che da anni con coraggio e determinazione, attraverso servizi e inchieste giornalistiche, raccontano e denunciano le violenze e le illegalità compiute da mafia e criminalità organizzata. Riteniamo inaccettabile le intimidazioni a una cronista che come Federica Angeli, svolge il suo lavoro nell’interesse esclusivo dei cittadini a essere informati”.
Il 19 febbraio 2018 Angeli è stata sentita come testimone nel processo contro Armando Spada, l’esponente del clan che l’aveva minacciata di morte già nel 2013, nel procedimento davanti al giudice la cronista è apparsa come parte lesa.
La giornalista dovrà comparire sempre nelle vesti di testimone il prossimo 19 aprile nel processo di accusa di tentato duplice omicidio contro Carmine Spada, ritenuto dagli inquirenti capo dell’organizzazione, e il nipote Ottavio. Anche questa volta, Fnsi e Cnog annunciano che saranno in aula accanto a lei insieme a Usigrai, Articolo 21, No bavaglio e altre associazioni. Federica Angeli «non ha intenzione di arretrare e noi saremo al suo fianco», scrive la Federazione Nazionale della Stampa.
Di seguito il post apparso sulla pagina Facebook di Federica Angeli alla vigilia della sua apparizione in aula lo scorso 19 febbraio:
Cari Lorenzo, Alessandro e Viola,
ci siamo. Domani la mamma entrerà, dopo 1677 giorni di libertà perduta, in un'aula di tribunale per affrontare Armando Spada e le sue minacce di morte. Ti sparo in testa se scrivi, mi disse. Io ho scritto: di loro, dei loro legami con la pubblica amministrazione, con la politica, delle loro cattiverie, di quanto erano spietati con le loro vittime. L'ho chiamata Mafia, da subito, dall'inizio. Perché un cronista deve saper riconoscere e dare un nome ai fenomeni. Era il 2013. Ero sola.
Il 25 gennaio del 2018 la procura di Roma ha arrestato Armando, Carmine, Roberto, Enrico, Ottavio, in tutto 32 persone per Mafia.
Ho paura per l'udienza di domani? Sì. Ne ho. Hanno tentato in tutti i modi di fermarmi: liquido infiammabile sotto la porta di casa, appostamenti quotidiani sotto la finestra di casa nostra, minacce di morte a me e a voi. Ho paura , domani, di mostrare la mia paura, quei momenti terribili in cui mi disse che mi avrebbe ucciso, in cui mi tenne chiusa in una stanza. Perchè quella paura l'ho seppellita tanto tempo fa. L'ho fatto per voi. A voi dovevo restituire il coraggio di una scelta, la sicurezza di aver imboccato la strada giusta. Il mio sorriso e il mio modo di sdrammatizzare con l'ironia, il fatto che quello che ci stava capitando era tutto un gioco è stata la priorità per me in questi quattro anni. Perchè quel mostro chiamato Mafia non doveva raggiungervi in alcun mondo, neanche per sbaglio doveva sfiorare la vostra bellezza, la vostra infanzia, il vostro piccolo grande coraggio di sopportare anche qualche amichetto che vi diceva che la mamma era stata "una infame" oltre a una vita completamente stravolta.
Bene. Domani entrerò in quell'aula coi vostri occhi pieni di speranza e so che mi aiuteranno a trovare il coraggio, ancora una volta, di non aver paura di mostrarmi fragile e vulnerabile nel raccontare quanto terrore ho avuto in quel momento.
Nel momento in cui mi ha detto "se scrivi ti sparo in testa" ho scelto. Ho scelto di non essere come loro e di non chinare il capo.
E la mia libertà perduta è quella che consegno nelle vostre mani, andando a testimoniare. Che le mie parole possano rendere voi capaci di scegliere, sempre, da che parte stare e irrobustire le vostre ali, fino a farvi volare laddove sarete capaci di farlo.
Vi amo.
La mamma.
I “giorni di libertà perduta”, come lei stessa li ha definiti, erano oltre 1678 il 19 febbraio, ora sono di più e crescono ogni giorno. Questo è un conto che dovrebbero tenere tutti, ognuno nella propria vita, decidere di scagliarsi contro l’ingiustizia e a fianco della verità. Federica Angeli ha tre figli e un marito, una famiglia da proteggere e una voce da far vibrare forte. Quello della giornalista è un esempio di forza, dedizione e verità e merita tutto il sostegno possibile, dai colleghi, dalle persone, dallo stato. Quando si accende una luce dove il buio è troppo fitto e dove tutti hanno paura di farlo, si accoglie un grande rischio e per se stessi e per chi è più vicino. Il coraggio di andare avanti risiede nella consapevolezza di essere dalla parte giusta.
Fonte immagine Rietilife
Claudia Cavaliere