Cronaca
Mafia, arrestato fratello vedova agente morto in strage Capaci Costa lavorava per clan Arenella
Mafia, arrestato fratello vedova agente morto in strage Capaci Costa lavorava per clan Arenella. Calabria, 'ultimo' assessore
ROMA, 19 FEB - E' stato arrestato Giuseppe Costa, fratello della vedova di uno dei tre poliziotti morti 28 anni fa nella strage di Capaci. L'uomo avrebbe riscosso il pizzo per il clan palermitano dell'Arenella. Durante i funerali di Falcone e della sua scorta, la sorella Rosaria aveva invocato il pentimento dei mafiosi. Il capitano 'Ultimo' sarà assessore regionale in Calabria.
Il suo nome era passato quasi inosservato, come quello di un gregario senza storia fra gli otto arrestati di ieri mattina nella borgata marinara dell’Arenella. Perché era sconosciuto anche ai più attenti il ruolo di Giuseppe Costa, 52 anni, tre figli, muratore, indicato però dalla Dia come un esattore del pizzo al servizio dei fratelli Scotto e dei capimafia di questo inferno palermitano. Poi, a sera, il boato che scuote il pianeta dell’antimafia. Con la scoperta che si tratta del fratello di Rosaria Costa, la vedova dell’agente Vito Schifani dilaniato nella strage di Capaci, proprio la donna che ai funerali tuonò contro Cosa nostra invitando i boss a inginocchiarsi.
E la prima deflagrazione esplode nel cuore di Rosaria, incredula nella sua casa in Liguria, dove ha ricostruito un altro pezzo della sua vita senza mai mollare l’impegno antimafia, andando spesso nelle scuole per parlare ai giovani, per rafforzare l’esercizio della memoria. «Sono a pezzi», si danna definendo il fratello «un cretino» e leggendo con sgomento le imputazioni dei magistrati, convinti che quel gregario abbia anche «organizzato e coordinato attività estorsive, nonché atti ritorsivi nei confronti di imprenditori e commercianti della zona».
Senza nemmeno ricordare quando ha visto l’ultima volta il fratello («Saranno passati due anni. Contatti rarissimi...»), Rosaria Costa ha un moto di ribellione: «Se le accuse saranno provate, dovranno buttare le chiavi della cella. La legge è uguale per tutti. Mi dissocio da tutti, da mio fratello e da questi mafiosi che avvelenano il mondo. Mi telefonano tanti adesso, dicendo che mi sono vicini. Ma non sono vicina io a quest’uomo che il destino mi ha assegnato come una croce, adesso sono pronta a ripudiarlo». Approfondimento (Corriere)