Cronaca

Mafia: arrestato ex consigliere di Gela imponeva pizzo

 - Caltanissetta, 20 apr. - Arrestato a Gela (Caltanissetta) con l'accusa di associazione mafiosa e estorsione aggravata, un insospettabile imprenditore ed ex consigliere comunale, Francesco Muncivi', 62 anni. L'ordine di custodia cautelare, eseguito dagli uomini della Squadra mobile di Caltanissetta in collaborazione con gli agenti del commissariato di Gela, e' stato emesso dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, Alessandra Giunta su richiesta della Dda.Nell'ambito della stessa operazione, denominata "Casa Nostra" sono stati sequestrati beni per oltre un milione di euro. [MORE]Si tratta di alcuni terreni che si estendono per 18 ettari, di proprieta' della "Fiass srl", sita a Gela in via Armando Diaz, intestata a Maddalena Valentina Muncivi', figlia dell'indagato e un appartamento, in vico Spinello di proprieta' dello stesso Muncivi'. Secondo l'accusa l'imprenditore, consigliere comunale fino al 2007, eletto nelle liste di "Forza Italia", aveva contatti con la cosca Emmanuello, e estorceva denaro ai soci di quattro cooperative edili di Gela, Citta' Futura", "Giada", "Halley" e "Casa Nostra". Le cooperative avevano realizzato un complesso residenziale da 170 alloggi in contrada "Catania-Casciana" su un'area di proprieta' di Muncivi' e fino al 2000 zona agricola ma trasformata in edificabile con una delibera adottata da un commissario ad acta della Regione.Interrogati dai magistrati nel 2009, i costruttori ammisero di aver pagato il 2 per cento sul totale dei lavori e di essere sull'orlo del fallimento. Alla cooperativa "Casa nostra" venne chiesta una tangente del 5 per cento, pari a 4 milioni e 800 mila euro, perche' si era rifiutata di versare il pizzo. Alcune imprese sarebbero state costrette a eseguire lavori in una casa di campagna del padre del boss Daniele Emmanuello, latitante dal 1993 e che chiese, tramite Muncivi', un appartamento per la sua famiglia nel residence. Ad imporre il pizzo sarebbe stato proprio Muncivi', il quale all'epoca era consulente delle cooperative vessate. Si presentava come un uomo vicino al clan Emmanuello, affermando che il denaro era destinato a Cosa nostra e che versando la tangente richiesta avrebbero ottenuto in cambio la protezione. Muncivi' avrebbe anche imposto alle aziende dove acquistare i materiali e di assumere personale in nero che stava nei cantieri senza svolgere alcuna attivita' se non quella di garantire che non si verificassero attentati o danneggiamenti. Soci e imprenditori furono costretti anche a partecipare ad una riunione, alla presenza di Massimo Billizzi, ex reggente di Cosa nostra a Gela, nel corso della quale Muncivi' impose il calcestruzzo e la sabbia, che dovevano essere acquistati rispettivamente da Sandro Missuto e da Orazio Pirro, factotum del boss Crocifisso Smorta. Man mano che i "capi" finivano in cella, Muncivi' provvedeva a presentare agli imprenditori i nuovi reggenti della famiglia, da Domenico Vullo a Davide Lignite. Gli inquirenti gia' nel 2005 seguivano i movimenti di Muncivi', quando erano in corso le indagini per la cattura di Daniele Emmanuello, poi ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia il 3 dicembre del 2007. Alla cresima della figlia del boss, nel 2005, fra gli invitati c'erano sia Francesco Muncivi' sia il figlio Paolo, anche lui consigliere comunale, del Pdl, dal 2007 al 2010. Muncivi' avrebbe anche aiutato Daniele Emmanuello a trovare un alloggio per il figlio di Crocifisso che si era iscritto alla Luiss di Roma.