Cronaca
Mafia: arrestati figlio boss Mazara e amministratore giudiziario
TRAPANI 14 OTTOBRE - La Dia di Trapani ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell'imprenditore ittico di Mazara del Vallo, Epifanio Agate (in carcere), della moglie Rachele Francaviglia e del commercialista palermitano Maurizio Lipani, finiti ai domiciliari. Il provvedimento e' stato emesso dal gip di Palermo su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Agate e' figlio dello storico boss mafioso Mariano, alleato dei corleonesi di Salvatore Riina, per decenni capo del potente mandamento mafioso di Mazara del Vallo.
L'operazione e' denominata "Eldorado". La Dia ha sottolineato che Lipani, amministratore giudiziario, e' chiamato a rispondere di peculato e auto-riciclaggio, perche' "nella veste di amministratore giudiziario, senza autorizzazione del competente Tribunale, avrebbe distratto a proprio personale vantaggio, in piu' soluzioni, mediante prelevamenti di contante e bonifici inviati sui propri conti personali, somme di pertinenza delle aziende sottoposte a sequestro ai coniugi Agate e di altre aziende colpite da vincoli cautelari da piu' autorita' giudiziarie e allo stesso affidate in gestione quale custode e/o amministratore giudiziario, omettendo di adempiere agli obblighi di rendicontazione".
Analoghe condotte sono contestate alla moglie di Agate, Rachele Francaviglia, titolare formale delle aziende sequestrate. Agate, subito il sequestro di alcune aziende operanti nel settore del commercio ittico, "a fronte dell'inerzia di Lipani, avrebbe continuato a occuparsi della gestione delle stesse, contattando clienti e fornitori e soprattutto riscuotendo i crediti pendenti, vanificando con cio' gli effetti pratici e simbolici del sequestro antimafia".
In pochi anni Lipani "avrebbe distratto somme di pertinenza di aziende sequestrate per oltre 355.000 euro, reimpiegate per investimenti in attivita' economiche, ma anche per il soddisfacimento delle esigenze del vivere quotidiano", evidenzia la Dia.
Dalle indagini e' emerso inoltre che il commercialista "avrebbe continuato a distrarre denaro dai conti delle aziende in amministrazione giudiziaria anche dopo la confisca delle stesse e il passaggio della gestione all'Agenzia nazionale dei beni confiscati".
Un'ulteriore fonte di proventi illeciti consisteva nella gestione di una redditizia piazza di spaccio di marijuana e cocaina, attivata nel territorio. L'indagine ha consentito, inoltre, di fare luce sulle dinamiche di un tentato omicidio e di un duplice omicidio, consumati rispettivamente nel 2005 e nel 2009, entrambi a Chiaravalle Centrale, riconducibili a regolamenti interni all'organizzazione criminale. Tra i destinatari del provvedimento figurano i vertici della cosca.