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Madrid declina la richiesta di dialogo da parte di Puigdemont

MADRID, 16 OTTOBRE - Dopo l’ultimatum imposto da Madrid all’esecutivo regionale di Carles Puigdemont, il residente della Generalitat chiede al premier spagnolo Rajoy, attraverso una lettera di quattro pagine, due mesi di dialogo attraverso una mediazione e una riunione urgente.[MORE]

Rafael Catalá, ministro della Giustizia, risponde a Puigdemont affermando che il governo spagnolo non considera valida la risposta per mancanza di chiarezza, inoltre Catalá ha ricordato che il premier spagnolo ha fissato per la Generalitat un’altra scadenza, giovedì prossimo, affinché spieghi quale misure intende adottare per recuperare il rispetto dei suoi impegni.

Il presidente catalano afferma che la lettera aveva intenzioni democratiche e di dialogo: «Non l’ho fatto per debolezza ma per avanzare una proposta onesta per trovare una soluzione per il rapporto tra lo Stato spagnolo e la Catalogna, rimasto bloccato da molti anni» e termina sottolineando che la priorità del suo governo è «cercare con determinazione il modo di dialogare: vogliamo parlare, come fanno le democrazie».


Nella lettera Puigdemont presenta due proposte: la prima la richiesta di fermare la “repressione” contro i cittadini catalani ed il governo locale, dall’altro lato chiedere a Rajoy un dialogo ed un incontro per raggiungere i primi accordi: «La nostra proposta di dialogo è sincera, nonostante tutto quanto è accaduto, ma logicamente è incompatibile con l’attuale clima di crescente repressione e minaccia. Non lasciamo che la situazione si deteriori ulteriormente», dice poi, chiedendo di avviare il dialogo e incontrarsi, perché «con buona volontà, riconoscendo il problema e guardandolo in faccia, sono sicuro che possiamo trovare la via della soluzione». 


Su Barcellona c’è il pericolo che Madrid attui la legge 155, una legge che permette al governo centrale di subentrare a quello locale assumendone competenze e controllandone le istituzioni; prima però si deve dare un tempo di preavviso a Barcellona ed aspettare sue risposte, in caso di mancata rivalutazione delle proprie decisioni il governo centrale può richiedere le autorizzazioni al Congresso ed intervenire in prima persona.

 

Fonte immagine: www.lastampa.it
Alessio De Angelis