Cronaca
Ma non era Gheddafi a sequestrare i pescherecci?
MAZARA DEL VALLO (TRAPANI), 21 NOVEMBRE 2011 - È stato rilasciato ieri il peschereccio “Twenty Two”, fermato lo scorso mercoledì. «La liberazione del peschereccio e del suo equipaggio, le cui condizioni sono state fin dall'inizio monitorate da vicino dall'Ambasciata italiana a Tripoli e dal consolato Generale» - si legge in una nota del ministero degli Esteri - «è stata possibile grazie ad una pronta attivazione della Farnesina che, tramite l'Unità di crisi e l'ambasciata stessa, ha immediatamente posto la questione all'attenzione della nuova dirigenza libica».[MORE]
«Stiamo tutti bene. Abbiamo salpato dal porto di Tripoli alle 11.30 (di ieri, ndr) e adesso stiamo facendo rotta verso il largo», dice Francesco Cancemi, direttore di macchina del peschereccio in uno dei primi contatti telefonici con la moglie.
Al momento del sequestro, l'imbarcazione – di proprietà della società “Asaro Matteo Cosimo e Vincenzo”, divenuta famosa due anni fa per aver salvato trecento migranti alla deriva - si trovava nel Golfo della Sirte, a 31 miglia a nord ovest della costa nord africana, nelle acque che i libici considerano di loro competenza e che spesso erano state al centro della cronaca sotto il regime di Mu'ammar al-Gaddafi. L'equipaggio era composto da quattro italiani e sei cittadini non comunitari. Fermata per accertamenti, era stata poi scortata fino alla banchina militare del porto di Tripoli.
Per il rilascio, dicono dal ministero, non è stato pagato alcun riscatto
«Mi auguro» - ha evidenziato Nicola Cristaldi, sindaco di Mazara del Vallo e deputato alla Camera - «che questo ennesimo sequestro convinca le autorità italiane e quelle libiche che è necessario istituire un tavolo comune nel quale si stabiliscano le regole per lo sfruttamento delle risorse ittiche anche al fine di migliorare i rapporti bilaterali ed assicurare il benessere alle popolazioni rivierasche».
Insomma, che al potere ci sia Gheddafi o il nuovo governo, per i pescatori mazaresi sembra essere cambiato davvero poco.
Andrea Intonti