Politica

M5S, ritorno alle Quirinarie online: l'assemblea dei parlamentari deciderà i nomi. C'è Prodi

 ROMA, 28 GENNAIO 2014 - Dopo la strategia 'collaborazionista', con Grillo e Casaleggio che chiedono una rosa di nomi al Premier da sottoporre alla rete e l'invito-risposta, invece, di Matteo Renzi ad un colloquio inter nos al Nazareno, il Movimento 5 Stelle ripropone le Quirinarie, esperimento di democrazia partecipativa già collaudato nel 2013. 

[MORE]La linea dei grillini ha subìto una sferzata nelle ultime 48 ore: la continua richiesta di nomi, prima via Renzi e poi a ciascun parlamentare PD con una missiva spedita a loro direttamente, ha generato appena 6 risposte piddine. All'ultimo appello hanno risposto solo Corradino Mineo, Pippo Civati, Stefano Monaco, Roberto Rampi e Sandra Zampa, uniti sul nome di Romano Prodi, e l'invito cordiale e diplomatico (si fa per dire) dell'autore del super-canguro Stefano Esposito, che ha risposto, carico di senso delle istituzioni, con un gentile 'andate a zappare'. Vista la difficoltà nel raggiungere un nome condiviso col partito, ormai superpersonale, renziano, il Movimento 5 Stelle scenderà in campo con un proprio nome votato dalla rete, scelto fra una lista proposta dall'assemblea dei parlamentari grillini, svoltasi in streaming stamattina.

Accanto a questa lista, 'per onorare l'impegno preso' riferisce Beppe Grillo, anche Romano Prodi, nome sul quale l'assemblea pentastellata più volte si è accesa. Molte le criticità sul nome di uno dei padri dell'euro, da Daniele Pesco, 'profondamente indignato', a Roberta Liuzzi, che ha ricordato come "sia stato Prodi a portarci dentro questo sistema". I no all'ex premier de L'Ulivo arrivano anche da Francesco Cariello e Vincenzo Caso. Qualche apertura si intravede da Federico D'Incà, senza dimenticare che, lo stesso Grillo ed il guru Casaleggio, già nel 2013 avevano inserito nella rosa di nomi Romano Prodi.

A sorpresa, si lancia il nome di Pierluigi Bersani, con  Alessandro Di Battista che, candidamente, ammette come l'ex segretario del PD possa essere il "nome con il quale possiamo spezzare il patto del Nazareno". In effetti, esperienza insegna che nomi tradizionalmente grillini, più che altro giuristi alla Rodotà, o personalità integre ed indipendenti, come Gino Strada, molto stimati dal pubblico pentastellato, non vengono neppure presi in considerazione dagli altri partiti, forse più presi alla ricerca di un notaio che di un Presidente arbitro imparziale, deciso ed intransigente: più semplice, secondo la strategia di Di Battista, essere realisti e scardinare un patto provocando scompiglio nell'avversario, proponendo un nome politico. Non stupisce, perciò, che nell'assemblea siano usciti fuori i più svariati nomi, da Rosy Bindi a Cofferati, passando per Sergio Mattarella, inviso com'è ai berluscones (quasi quanto Prodi), ma che stuzzica il palato piddino. 

Anche l'altro componente del Direttorio, Luigi Di Maio, indica la via del dialogo: "Sono sicuro che i nostri attivisti avranno buon senso per portare un vero garante. Ci sono nomi bellissimi che abbiamo proposto, ma dobbiamo sforzarci di trovare nomi che dal primo scrutinio possono avere un risultato". Nell'eventualità di un accordo con altre forze politiche, riferisce il vice-presidente della Camera, ''una votazione lampo consulterà gli iscritti". Con buona pace per i parlamentari ieri usciti dal M5S per presunta mancanza di democrazia, verso chissà quali altri lidi, già percorsi da ex parlamentari grillini convertiti sull'altare della responsabilità dei partiti (vedi Pepe, ora con i Verdi, Battista, nel gruppo GAL, o la Anitori, entrata in NCD). 

Fra quei nomi che più circolano negli ambienti grillini, riportati in assemblea, tornano i classici giuristi Gustavo Zagrebelsky ed il già citato Stefano Rodotà, Ferdinando Imposimato, uno dei più quotati in rete, e poi i pm antimafia Roberto Scarpinato e Nino Di Matteo. Non manca, neppure stavolta, il leader di Emergency Gino Strada. La deputata calabrese Dalila Nesci propone un esponente della cultura italiana nel mondo, Roberto Benigni. Tutte personalità rappresentative di uno Stato che opera a schiena dritta, non coinvolte nei giochi politici ma conoscitori e difensori della Carta Costituzionale.

Indipendentemente dal valore della scelta e degli effetti che riuscirà ad avere su un sistema ormai chiuso, serrato come il Patto del Nazareno, c'è da notare come risponderà la base grillina alla consultazione. La partita a scacchi giocata dai pentastellati è ad un bivio: scacco matto al Renzi con un nome figlio dei partiti o duropurismo ad oltranza?

Salvatore Remorgida

(ph. dailywired.it)